L’Alimentazione degli Etruschi

La storia tra i fornelli - Cosa mangiavano gli etruschi?

Pubblicato su Ottobre 04, 2019, 1:51 am
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La Storia tra i fornelli oggi entra nel mondo dell’alimentazione degli Etruschi.

Voglio innanzitutto rassicurare il lettore: non entreremo, se non di sfuggita visto il rilievo del tema nella cultura etrusca e negli aspetti legati agli usi e costumi alimentari, nella lunga discussione tra storici e archeologi sull’origine degli Etruschi.

Il “mistero etrusco”

Sul cosiddetto “mistero etrusco”, i teorizzatori della loro provenienza orientale, i difensori della teoria della loro derivazione settentrionale e quelli della origine autoctona molto hanno detto, scritto, dibattuto, nel corso degli ultimi due secoli. Spesso confondendo realtà e mito, dato archeologico e letterario con leggenda.

Riprendiamo le parole del Prof. Massimo Pallottino, padre dell’etruscologia moderna italiana (ma non solo….) e nume tutelare di tutti gli studiosi che si sono formati presso la sua Cattedra.

Nonché visitatore dei sogni ed incubi di tutti gli studenti di archeologia che dovevano sostenere l’esame e studiare il suo monumentale “Etruscologia”, pubblicato nel 1942 nella sua prima di sette edizioni fino all’ultima del 1984, ed ancora – nei suoi aggiornamenti intercorsi – uno dei testi di riferimento in materia.

Questo processo ha caratterizzato per tutto il I millennio A.C. una porzione di territorio che si estendeva dalla Campania alle pianure dell’Italia settentrionale.

Possiamo, quindi, inquadrare l’origine degli etruschi all’interno di un processo formativo in cui hanno concorso diversi elementi, etnici, linguistici, politici e culturali.

L’alimentazione degli Etruschi emerge dai rinvenimenti nelle necropoli © Diritti a Tavola

Il nome storico Etruria venne dato da Cesare Ottaviano Augusto alla VII Regione della sua ripartizione amministrativa dell’Italia imperiale, ma comprendeva il territorio tra il Mar Tirreno, la sponda nord del Tevere, l’Appenino  e la sponda sud dell’Arno.

Dal nome Tuscia, che si diffuse nel periodo tardo romano e nel corso del Medioevo, è quindi derivato il nome dell’attuale Toscana a definirne però una parte.

Come si chiamavano in realtà gli Etruschi?

I Greci li chiamavano Tyrrhenoi, i Romani Tusci o Tursci e solo in seguito Etruschi, loro si identificavano come Rasna (nelle diverse desinenze Rasena o Rasenna a seconda delle differenti trascrizioni dall’Etrusco).

Gli Etruschi, Tyrrhenoi per i Greci e Tursci per i Romani, si identificavano come Rasna

Quale sia il loro nome (ma per comodità continuiamo a usare il più noto), gli  Etruschi furono un popolo di agricoltori ed allevatori, di artigiani e “quasi-industriali”, di mercanti dinamicissimi.

La loro identità è stata connotata da alcune peculiarità:

  • unità e diversità della lingua rispetto ai vicini Umbri, Veneti, Greci o Latini,
  • condivisione/contrapposizione di eventi storici con i coesistenti Fenici e Greci,
  • presenza di particolari tradizioni in ambito religioso, di costumi, di struttura sociale e politica, di  conoscenze tecniche e di espressioni artistiche.

Le caratteristiche dell’alimentazione degli Etruschi

Rimane però complesso identificare un quadro unitario della loro alimentazione, in funzione delle latitudini e della evoluzione dei tempi, anche per la scarsissima disponibilità di fonti letterarie, solamente di successiva derivazione romana.

I dati utili per tentare di ricostruire l’alimentazione dei nostri progenitori provengono dai dati archeologici, in particolare dall’esame di semi e dei resti alimentari trovati in alcune necropoli.

Nello specifico un antropologo italiano, Sergio Grasso, ha svolto un recente studio sul campo e dall’analisi dei resti ossei provenienti dai “butti” (termine tecnico-gergale per definire le antiche discariche.

Di grande utilità, poi, la disamina delle pitture funerarie: un solo riferimento …la Tomba dei Rilievi Dipinti appartenente alla famiglia Matunas nella Necropoli della Banditaccia di Cerveteri.

Fonte di conoscenza dell’alimentazione degli Etruschi sono certamente i corredi ceramici e gli strumenti di cucina riportati alla luce.

In cosa consisteva l’alimentazione degli Etruschi?

Detto questo, entriamo nel vivo: ma Avle, Cnev o Velhia, quando rientravano a casa….cosa mangiavano?

Il periodo più antico

Andiamo per ordine; nel periodo più antico (IX – VIII sec A.C.)

la zuppa di ceci era una pietanza etrusca
  • i cereali costituivano certamente la base dell’alimentazione: frumento, farro, una specie di miglio ed orzo erano i più diffusi ed erano consumati come polente e come farinate;
  • legumi quali piselli, ceci e lenticchie, erano invece presenti nelle “tavole” del periodo come zuppe o lessati.

Queste portate erano accompagnate da frutta, verdura a foglie, latticini (una specie di ricotta…) e formaggi da caglio vegetale, e carne prevalentemente ovina e caprina, da allevamento.

La caccia alla selvaggina era invece riservata alle classi aristocratiche.

La fase aurea

Con il VII secolo, inizio della fase aurea della potenza etrusca, si affermano maggiormente le differenze sociali ed economiche, con gli ovvi riflessi sul mangiare.

L’allevamento si intensifica e si specializza nel settore suino, degli animali da cortile (oche, animali sacri nel mondo etrusco, e anatre in primis), del pollame e delle uova.

le oche erano animali sacri per gli Etruschi

La carne bovina rimane fuori dai menù ordinari, per l’utilità lavorativa degli animali nei campi e di consumo riservato alle classi più elevate dei mastarna, degli zilac/th, dei cepen, pruthne o di altri titolari di magistrature civili o religiose.

In questo periodo si diffonde produzione e commercializzazione del vino e dell’olio (e le numerose anfore da Vulci danno un’idea del volume degli scambi).

Il vino, qualcosa di profondamente diverso da quanto noi siamo abituati a gustare, viene consumato alla greca, cioè diluito con acqua e insaporito con spezie e formaggio.

Il vino aveva una fortissima connotazione rituale e spirituale: era il “sangue degli dei”.

Le tecniche di coltivazione e potature sono state assorbite dai contatti degli Etruschi con il mondo greco, contatti per il resto non sempre facili o pacifici.

La fase di ellenizzazione del VI e V secolo

Nel VI e V secolo si intensifica l’ellenizzazione della cultura etrusca con crescenti scambi commerciali (frumento, cereali, e carne di maiale) con la Grecia, testimoniati dall’abbondanza di reperti di ceramiche di provenienza attica, corinzia o di fabbricazione locale “d’ispirazione”, di elevata qualità artigianale ed artistica e profondi riflessi sull’adattamento dei rituali sociali ellenici nella cultura etrusca.

La crisi politica del IV e III secolo

gli Etruschi commercializzavano cereali

La crisi politica del IV e III secolo, che anticipa la drammatica romanizzazione e quindi spegnimento della cultura etrusca, non ha particolari riflessi sulla capacità produttiva: le città etrusche continuano ad esportare cereali e derrate alimentari.

I ricchi corredi da banchetto, gli strumenti da cucina, gli spiedi e i grandi calderoni per i bolliti, la presenza di musici e servitori dimostrano la ricchezza e la potenza delle classi dominanti.

Nel mondo etrusco il mangiare e la preparazione dei cibi assume rilievo primario come funzione sociale.

In un successivo articolo affronteremo il tema del banchetto e il rivoluzionario ruolo della donna in questo.

Enrico de Zorzi