Rapporto EFSA: cresce l’antibiotico-resistenza nell’UE. Il rischio di crisi nei sistemi sanitari

È allarme antibiotico-resistenza in Unione Europea: le infezioni da batteri trasmessi da alimenti stanno diventando sempre più difficili da curare. Gli effetti sulla salute.

Pubblicato su Marzo 31, 2020, 3:57 pm
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È allarme antibiotico-resistenza in Unione Europea: le infezioni da batteri trasmessi da alimenti stanno diventando sempre più difficili da curare.

Questo è quanto emerge dal Rapporto sull’antibiotico-resistenza nelle zoonosi pubblicato il 3 marzo scorso dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA).

Salmonella e Campylobacter che generano le due zoonosi più diffuse secondo il recente Rapporto EFSA sulle zoonosi e gli agenti zoonotici pubblicato il 12 dicembre 2019 –  stanno diventando sempre più resistenti alla ciprofloxacina, il principio più utilizzato per il trattamento delle tossoinfezioni alimentari provocate da tali batteri.

Una grande percentuale di batteri appartenenti al genere Salmonella sono multifarmaco-resistenti (resistenti a tre o più antibiotici), come emerge dai dati tratti dall’uomo, dagli animali e dagli alimenti.

Nell’uomo, in particolare, è comune la resistenza alla ciprofloxacina, soprattutto per alcuni tipi di Salmonella; si registra un incremento di resistenza alla coprofloxacina ad alte concentrazioni dall’1,7% (nel 2016) al 4,6% (nel 2018).

Sconfortante anche il dato sul Campylobacter :16 Paesi su 19 riferiscono percentuali molto o estremamente alte di resistenza alla ciprofloxacina.

A stessa conclusione si giunge dai dati riferiti alla Escherichia coli da pollame.

Gli effetti dell’antibiotico-resistenza da ciprofloxacina

I dati generano allarme anche visualizzandoli da un profilo di larga scala.

La ciprofloxacina, infatti, appartiene ai fluorochinoloni, una classe di antibiotici considerati estremamente essenziali nella cura di infezioni e quindi per la salute umana nell’uomo.

Se i fluorochinoloni perdessero efficacia, “l’impatto sulla salute umana potrebbe essere rilevante”.

Se non altro, dai dati trattati si ritiene che resti bassa la resistenza congiunta (resistenza simultanea a due antibiotici di fondamentale importanza) ai fluorochinoloni associati alle cefalosporine di terza generazione in Salmonella, e ai fluorochinoloni associati ai macrolidi in Campylobacter.

L’EFSA ha realizzato un significativo video interattivo dal quale è possibile verificare i singoli dati relativi all’antibiotico-resistenza in Europa, con evidenza dei singoli dati per ogni Paese membro.

La situazione in Italia

Nel 2018 in Italia si mantengono più alte rispetto alla media europea le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli 8 patogeni sotto sorveglianza tra cui Escherichia coli.

Rispetto agli anni precedenti, comunque, le percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza generazione (29%) e ai fluorochinoloni (42%) in Escherichia coli sono in leggero calo rispetto agli ultimi anni, pur molto maggiori rispetto alla media europea.

Rileggiamo, a questo proposito, i dati del Rapporto Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) 2018:

“L’antibiotico-resistenza rappresenta una delle principali problematiche di salute pubblica a livello globale. In ogni regione del mondo si stanno sperimentando nella pratica clinica gli effetti della resistenza, ovvero l’incapacità di un antibiotico, somministrato alle dosi terapeutiche, di inibire la crescita o la replicazione di un microrganismo.

La perdita di efficacia degli antibiotici attualmente disponibili rischia di mettere in crisi i sistemi sanitari, causando sia l’aumento della mortalità per infezioni che maggiori costi sanitari e sociali”.

Il rapporto è del novembre 2019, e leggiamo “La situazione italiana è critica sia per quanto riguarda la diffusione dell’antibiotico-resistenza sia per il consumo degli antibiotici; infatti, nonostante il trend in riduzione, il consumo continua a essere superiore alla media europea, con una grande variabilità tra le regioni … Una delle ragioni per cui si sta assistendo in Italia e nel mondo a questo aumento di resistenze batteriche è l’uso non sempre appropriato degli antibiotici. Utilizzare gli antibiotici con attenzione deve essere un impegno e un dovere per tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale” (fonte Ministero della Salute – AIFA).

Gli antibiotici e gli animali da produzione alimentare

Per consumo di antibiotici non deve intendersi soltanto quello umano a seguito di prescrizione medica per la cura di infezioni o complicazioni batteriche.

Non bisogna dimenticare l’uso di antibiotici negli allevamenti animali, soprattutto intensivi.

Su questo profilo, allora, riprendiamo l’ultimo Rapporto EMA (Agenzia europea del Farmaco) sull’uso degli antimicrobici per animali da produzione alimentare.

I Paesi con maggiori percentuali di vendita annuale di agenti antimicrobici veterinari per specie da produzione alimentare sono Cipro, Italia e Spagna; il trend è in calo per tutti i Paesi ma comunque in Italia il dato resta alto (da 421 mg / PCU nel 2010 a 273.8 nel 2017, contro gli 11.8 della Svezia o i 39.4 della Danimarca) (fonte EMA).

Tornando al Rapporto EFSA, si evidenzia che “nel periodo 2014-2018 l’indicatore di sintesi della suscettibilità a tutti gli antibiotici negli animali destinati alla produzione alimentare è aumentato per l’E. coli in quasi un quarto degli Stati membri.

Si tratta di uno sviluppo positivo in quanto significa che in questi Paesi, in caso di necessità, le terapie con antibiotici avrebbero maggiori probabilità di successo. Durante il periodo 2015-2018 è stata inoltre rilevata la tendenza a una riduzione della presenza di β-lattamasi a spettro esteso (ESBL) o di E. coli produttore di AmpC in circa il 40% degli Stati membri (11). Ciò è importante poiché l’ESBL-AmpC produttore di Escherichia coli è responsabile di infezioni severe nell’uomo.

Per quanto riguarda gli antibiotici di ultima istanza, la resistenza alla colistina non è risultata comune in Salmonella e in E. coli, mentre E. coli produttore di carbapenemasi non è stato rilevato né in polli da carne né in tacchini né nel pollame”.

“I risultati positivi negli animali da produzione alimentare sono incoraggianti perché sono segno di miglioramento; dobbiamo tuttavia indagare ulteriormente sulle ragioni di questo cambiamento. La resistenza agli antibiotici è una grave minaccia per la salute pubblica e animale mondiale (One Health, “Salute unica globale”) che richiede un’azione mondiale“, ha dichiarato sul punto Marta Hugas, direttore scientifico EFSA.

Sul Rapporto EFSA sulle zoonosi e gli agenti zoonotici pubblicato il 12 dicembre 2019, clicca qui

Visualizzazione dati su antibiotico-resistenza in Europa

(fonte EFSA)

Redazione