Giornata mondiale delle api: “C’era una volta, 100 milioni di anni fa,…”

C’era una volta, cento milioni di anni fa, un’ape…. Archeologia, storia e diritto si incontrano per celebrare la Giornata mondiale delle api

Pubblicato su Maggio 20, 2020, 2:58 am
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Per la Giornata mondiale delle api, raccontiamo una storia, che ha 100 milioni di anni.

Siamo nell’era mesozoica e il nostro Pianeta (già vecchio di oltre 4 miliardi di anni) era ancora “in fasce”; soltanto 80 milioni di anni prima Pangea si era divisa in due continenti pronti a conquistare il globo.

La vegetazione iniziava a colorarsi: da appena 30 milioni di anni, nel periodo cretaceo, erano cominciati a sbocciare i primi fiori donati dalle angiosperme.

Mancavano ancora circa 98 milioni di anni alla comparsa del primo Homo, antico progenitore dell’Homo sapiens.

I suoni nel periodo cretaceo

Chissà quali suoni echeggiavano durante le giornate … il vento tra le foglie, i passi del dinosauro, il ronzio delle api.

Api?

Sì, 100 milioni di anni fa le api c’erano.

E non lo sappiamo per deduzione, grazie alle nostre belle angiosperme che altrimenti non sarebbero sopravvissute per milioni di anni senza impollinatori ….

Torniamo, allora, alla nostra storia per la Giornata mondiale delle api

C’era una volta, cento milioni di anni fa, un’ape che volando tra alberi e dinosauri iniziò a poggiarsi di fiore in fiore.

Fiera del suo bottino di nettare, iniziò il rientro a casa, ma era debole a causa un brutto parassita (già da allora…) e così si adagiò morente sulla resina di un albero.

Passarono milioni di anni, quasi cento, e quella resina divenne un bellissimo scrigno di ambra, a consegnar al futuro il ricordo di una laboriosa amica.

L’ape nella storia

Quell’ambra ritrovata recentemente in Birmania testimonia che l’ape è presente praticamente dall’origine dei tempi, ad accompagnare la vita del pianeta sopravvivendo ad ogni cataclisma, dai meteoriti alle glaciazioni.

Le api vedono nascere l’uomo, che impara presto a conoscere la bontà (e l’utilità) del miele, come conferma una pittura rupestre di 7.000 anni fa ritrovata a Valencia.

E poi lo accompagnano, accettando di buon grado di diventare dono degli dei per diverse culture.

Non è un caso che le sacerdotesse della dea Demetra, nell’antica Grecia, prendessero il nome dalla ninfa Melissa (“ape” in greco) che scoprì i primi favi di miele.

Le api erano dono degli dei anche nell’antica Roma; ed anzi, non era mica ben chiaro chi producesse il miele.

Il miele si trovava nella “casa” delle api, e per questo prima ancora gli Egizi avevano avviato la pratica di “allevare” le api.

Ma il miele era un dono divino, che solo le api avevano l’onore di poter trovare e raccogliere.

Non si tratta di fiaba moderna, in quanto è addirittura Virgilio che nelle Georgiche tramanda così i primi studi di apicoltura.

Dalla raccolta del miele selvatico narrata da Omero, nei secoli le api si trovano a dover affrontare grandi cambiamenti, molto rapidi rispetto alla storia di milioni di secoli.

Autonoma e tenace, l’ape si “accontenta” di tornare insetto della natura nel Medioevo, laborioso e produttivo ma pur sempre insetto magnanimo di prodotto utili all’alimentazione e alla salute.

Ed oggi?

Per le api oggi la lotta per sopravvivere è più difficile, non bisogna più combattere battaglie facili contro deflagranti meteoriti o glaciazioni.

Oggi il nemico è nell’aria, torrida e uggiosa senza stagione.

Oggi il nemico è dentro quel fiore che per milioni di anni era amico, in quel bottino prezioso che dicevano cadere dal cielo.

Le api c’erano, cento milioni di anni fa, forse insieme ai primi fiori; sicuramente insieme ai secondi fiori.

La tutela dell’apicoltura nella storia del diritto

Cosa è cambiato?

Lo dice la legge.

Il Codice di Hammourabi nel XVIII secolo a.C., una delle prime fonti di diritto scritto, dedica alcune disposizioni di legge al miele, tutelando gli apicoltori e sanzionando il furto di miele dalle arnie (problema vecchio, dunque).

Il diritto romano amplia la tutela, riconoscendo la proprietà dell’alveare (e del miele) al proprietario del fondo e anticipando una norma del nostro codice civile, sul diritto di inseguimento dello sciame (art. 924 c.c.).

Si prosegue nella storia del diritto, tardo imperiale e medievale: le norme sono a tutela dell’apicoltore.

Lo stesso Carlo Magno sanziona duramente il ladro di miele e desidera che in tutte le sue terre vi siano api e produzioni di miele e idromele.

Il diritto attuale fino alla Giornata mondiale delle api

La legge oggi non tutela più soltanto agli apicoltori e i prodotti delle api.

La legge oggi deve tutelare le api; non é un caso che da pochi anni si celebra la Giornata mondiale delle api,

Legge 24 dicembre 2004, n. 313 “Disciplina dell’apicoltura”, leggiamo l’art. 1: La presente legge riconosce l’apicoltura come attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell’ambiente naturale, dell’ecosistema e dell’agricoltura in generale ed è finalizzata a garantire l’impollinazione naturale e la biodiversità di specie apistiche.

L’EFSA nel 2009 pubblica il rapporto Mortalità delle api e loro sorveglianza in Europa.

È bastato qualche decennio per minare seriamente una storia di cento milioni di anni…

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