LE CARRUBE: DOLCE BENESSERE…

Non soltanto caramella dei poveri: i riconosciuti effetti fisiologici della carruba ed il ruolo nelle condizioni caratterizzanti la sindrome metabolica.
Pubblicato su Novembre 10, 2024, 7:47 pm
18 mins

“Settembre, son mature le carrube” scriveva Gabriele D’Annunzio, dedicando ai “baccelli dolci e bruni” l’omonimo componimento “Le carrube”.

Può una pianta fruttificare poesia?

Ebbene sì, trattandosi di Ceratonia siliqua L., nota come carrubo, il cui incontro fotografa nella memoria un albero sempreverde di notevoli dimensioni, dalla chioma densa e frondosa e dal caratteristico tronco contorto.

La massima dimensione dei suoi frutti, i peculiari baccelli, è raggiunta in estate, sviluppando i semi e raggiungendo il non plus ultra del contenuto di zuccheri, mutando in seguito solo nella colorazione. Infatti, all’inizio dello sviluppo, i frutti immaturi si presentano di colorazione verde, mentre con la maturazione, riducendo il contenuto di acqua, assumeranno il tipico colore bruno-nerastro; la polpa, invece, è caratterizzata da una colorazione rossiccia.

Non solo poesia, la pianta di Ceratonia siliqua L. ha soprattutto la capacità di fruttificare interesse al fine del mantenimento del buono stato di salute, direttamente dai rami alla tavola.

Scopri le carrube (link promozionale)

Le caramelle dei poveri

Considerate “le caramelle dei poveri”, gli elementi della tradizione antica delle carrube, reinterpretati in chiave moderna, consacrano il loro impiego nelle produzioni alimentari, specialmente in quelle dolciarie. La trasformazione della polpa in farina, per le caratteristiche organolettiche e nutrizionali, designa la carruba come surrogato del cacao, con un inferiore contenuto di grassi e assenza di caffeina e teobromina, ottenendo così un ruolo di spicco nei prodotti dietetici.

Ci preme ricordare soprattutto negli anni ’60 e ’70 era molto diffusa la vendita di tavolette di surrogato di cioccolato costituite proprio dalla carruba, peraltro di sapore decisamente gradevole.

Tuttavia, seppur legata all’ ossequente ambito salutare, la carruba, nel regime alimentare, può anche rappresentare un ottimo “strappo alla regola”, in quanto la ritroviamo nei più svariati dolciumi, dai prodotti da forno alle caramelle, dagli sciroppi ai liquori.

Attualmente il prodotto più utilizzato è rappresentato dalla farina dei semi contenuti nei baccelli di Ceratonia siliqua L., grazie alle caratteristiche reologiche che consolidano la sua funzione di additivo alimentare (E410), stabilizzante e addensante, in grado di gestire la fase acquosa negli alimenti.

I riconosciuti effetti fisiologici della carruba

Le linee guida ministeriali, riportate nell’ Allegato I del DM aggiornato al 26 luglio 2019, in riferimento al Regolamento UE n. 413/2012, riconoscono nel frutto di Ceratonia siliqua L. la parte utilizzata della pianta e ne evidenziano i seguenti claims: “Regolarità del transito intestinale. Azione emolliente e lenitiva (sistema digerente). Modulazione/limitazione dell’assorbimento dei nutrienti e facilitazione del senso di sazietà”.

Possono essere così identificati differenti campi d’azione della carruba, già ampiamente riconosciuti, al fine del benessere dell’apparato gastrointestinale, con effetti antinfiammatori e antiulcera, grazie ai composti fenolici che agiscono come componenti antisecretori, citoprotettivi e antiossidanti. Inoltre, la carruba, in particolar modo la sua farina, vanta proprietà antidiarroiche e antibatteriche, conferite da un triplice meccanismo d’azione: fisico, chimico e chimico-fisico.

L’azione fisica si traduce in un effetto meccanico, dovuto agli idrati di carbonio o zuccheri a peso molecolare elevato, definibili come polisaccaridi (pectina, lignina, cellulosa, emicellulosa). Tali sostanze sono in grado di adsorbire forti quantità di liquido, trasformandosi in un gel colloidale molto voluminoso che, distendendosi al massimo contro le pareti intestinali, inducono lo stimolo fisiologico atto a promuovere per via riflessa, onde peristaltiche normali che sostituendo le contrazioni patologiche e dolorose ne provocano l’attenuazione e la scomparsa.

L’azione chimica è dovuta a un elevato potere tampone di cui è dotata e per il quale è capace di combattere efficacemente lo stato di acidosi che generalmente si instaura nel corso delle enteriti diarroiche.

L’azione chimico-fisica è legata al potere adsorbente che esercita sulle tossine esistenti nell’intestino ed è certamente questa l’azione più importante cui la farina di carrube deve la maggior parte della sua attività antibatterica e antitossica. La lignina è la componente maggiore con potere adsorbente e seppur la cellulosa e le sostanze pectiche risultino di secondaria importanza, l’azione è da considerarsi sinergica, ovvero agiscono potenziando l’attività adsorbente della lignina, la quale in forma pura dimostra un’azione inferiore.

Nella considerazione delle comprovate funzionalità a livello del tratto gastroenterico nasce così la necessità di indagare ulteriormente sulle potenzialità racchiuse nei peculiari baccelli di carruba.

Il ruolo della carruba nelle condizioni caratterizzanti la sindrome metabolica

Come i bambini di un tempo non troppo lontano che hanno allungato le loro mani nel gesto di agguantare i dolci baccelli di carruba, mossi dall’appetibilità e dalla curiosità, così i ricercatori hanno voluto cogliere nuove nozioni dalla pianta di Ceratonia siliqua L., estendendo i loro studi sui suoi frutti, tanto da spingere le ricerche scientifiche a far luce su un nuovo target, soprattutto nell’evidenza di importanti effetti antidislipidemici: la funzionalità della carruba nelle condizioni caratterizzanti la sindrome metabolica.

Quest’ultima è caratterizzata dalla presenza contemporanea di più condizioni, che predispongono a un elevato rischio cardiovascolare e soprattutto diabete di tipo 2.

I fattori di rischio

In particolare, la sindrome metabolica viene diagnosticata quando sono presenti tre o più dei seguenti fattori di rischio:

  • presenza di grande quantità di tessuto adiposo addominale (sono considerati patologici valori superiori a 94 cm di circonferenza addominale nell’uomo e a 80 cm nella donna);
  • obesità (BMI>30)
  • bassi livelli di colesterolo HDL, anche conosciuto come “colesterolo buono” (sono considerati livelli a rischio meno di 40 mg/dl nell’uomo e meno di 50 mg/dl nella donna);
  • elevati valori di trigliceridi, superiori a 250 mg/dl;
  • elevati valori di pressione arteriosa (maggiore di 140 la sistolica o maggiore di 90 la diastolica o entrambe)
  • elevati livelli di glicemia (a digiuno superiore a 100 mg/dl).

L’azione della carruba

La polpa di carruba è in grado di agire attraverso un meccanismo sinergico che si instaura tra le fibre insolubili e i polifenoli, il quale si esplica interessando tre sistemi d’organo: il tratto gastrointestinale, il fegato ed il tessuto adiposo.

Gli effetti gastrointestinali della polpa di carruba consistono nel sequestro degli acidi biliari, nell’inibizione degli enzimi digestivi (come la lipasi pancreatica), nel rallentamento dello svuotamento gastrico, attraverso l’aumento della viscosità del chimo gastrico, per l’elevato contenuto di fibre insolubili, e nella riduzione del tempo del transito intestinale, intrappolando nutrienti, enzimi e acidi biliari all’interno del lume intestinale.

Ciò viene tradotto in un maggior volume di contenuto intestinale che ne stimola, di conseguenza, la motilità. L’azione congiunta di questi meccanismi diminuisce la digestione dei trigliceridi e l’assorbimento degli acidi grassi liberi. Infatti, recenti studi in vivo e in vitro hanno dimostrato che la carruba può legarsi ai sali e agli acidi biliari all’interno del lume intestinale e di conseguenza portare a due esiti: diminuzione del ricircolo entero-epatico degli acidi biliari e diminuzione dell’assorbimento del colesterolo e degli acidi grassi.

Un ulteriore effetto gastrointestinale, il quale rappresenta anche un’interessante strategia antiobesità, risiede nell’evidenza di come le fibre insolubili e le proantocianidine della carruba siano in grado di aumentare la sazietà postprandiale.

L’azione della carruba sulle vie del metabolismo epatico si esplica da parte della fibra, attraverso l’aumento dose-dipendente dell’attività della colesterolo-7α-idrossilasi (Cyp7a), enzima di sintesi degli acidi biliari.

Per quanto riguarda il metabolismo dei trigliceridi negli epatociti, la carruba ha dimostrato un impatto significativo sull’espressione genetica di vari fattori di trascrizione ed enzimi coinvolti in questo processo, aumentando quelle proteine deputate all’attivazione dei processi di consumo energetico e che attingono dalle riserve adipose e ricavando proprio dal grasso in eccesso l’energia.

A livello del tessuto adiposo la carruba diminuisce gli acidi grassi liberi rilasciati dagli adipociti, le cellule costituenti il tessuto grasso o adiposo del nostro corpo, privando il fegato degli elementi costitutivi dei trigliceridi. Inoltre, i polifenoli della carruba contribuiscono a ridurre la differenziazione e la proliferazione dei preadipociti, (lo stadio cellulare prematura degli adipociti)  migliorando al contempo l’apoptosi, cioè la morte cellulare programmata, degli adipociti maturi. Infine, la carruba è in grado di aumentare le concentrazioni di adiponectina, un ormone secreto dal tessuto adiposo che esercita effetti benefici sulla sensibilità all’insulina e sul metabolismo del glucosio portando a una diminuzione dei livelli sierici di lipidi.

Come menzionato prima, la sindrome metabolica è caratterizzata dalla presenza contemporanea di più condizioni. Obesità e dislipidemia sono solo due degli aspetti sui quali la carruba esercita le sue potenzialità. Infatti, la carruba è in grado di intervenire anche nella strategia terapeutica adottata nella gestione del diabete mellito di tipo 2, strutturata sull’inibizione di due enzimi (α-amilasi e α-glucosidasi) coinvolti nell’aumento dei livelli di glicemia (iperglicemia) post-prandiale. Ciò si traduce concretamente nella riduzione dell’assorbimento intestinale degli zuccheri, da parte degli inibitori degli enzimi coinvolti, limitando così l’aumento del livello di glucosio nel sangue.

Gli studi sugli effetti della carruba sul sistema cardiovascolare

Un ultimo ed interessante effetto del frutto di Ceratonia siliqua L. nell’ambito della sindrome metabolica, meritevole di essere menzionato, riguarda uno studio sulle alterazioni cardiometaboliche associate alla sindrome metabolica che suggerisce un possibile ruolo della carruba di prevenzione alla stragrande maggioranza delle patologie cardiovascolari.

Ancora più avvincenti i risultati ottenuti da uno studio sugli effetti antipertensivi, il quale prevedeva che un estratto a base di carruba e di fagiolo bianco, in combinazione con un estratto di tè verde, fosse somministrato due volte al giorno, sotto forma di capsule, mezz’ora prima di pranzo e cena.

L’effetto di questa composizione sulla pressione sanguigna in tre uomini e tre donne con ipertensione è stato misurato in uno studio di 8 settimane.     

I risultati hanno mostrato che la pressione sanguigna, diastolica e sistolica, è risultata diminuita significativamente. Prima della somministrazione la pressione sistolica era di 148,6 mmHg, dopo 8 settimane di somministrazione è diminuita, raggiungendo il valore di 137,0 mmHg; la pressione diastolica prima del test era di 95,5 mmHg, dopo la misurazione corrispondeva ad un valore di 85,6 mmHg.

Facta loquuntur” direbbero i latini.

Obesità, dislipidemia, glicemia alta a digiuno e ipertensione, caratterizzanti la sindrome metabolica, sono i principali fattori di rischio per la malattia coronarica e la morbilità e mortalità cerebrovascolare, riconosciuti come un problema di salute globale in continua crescita. Le alterazioni della quantità, ma soprattutto della qualità, dei lipidi presenti nel sangue, come trigliceridi e colesterolo, rappresentano uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari.

Indagando e approfondendo ulteriormente gli studi sulla pianta di Ceratonia siliqua L., si potrebbe rivelare nelle carrube un ruolo fondamentale come prezioso supporto ad azione dolce in tutti i sensi e ottenendo così, per meglio dire di D’Annunzio, un vero e proprio trattamento di “gran dolciore”.

a cura di Mauro Miceli e Ludovica Rossi

Bibliografia e sitografia consultata.

  • Benigni R., Capra C., Cattorini P.E., Piante medicinali, Inverni & Della Beffa – Milano;
  • Birketvedt, G.S. Northern White Kidney Bean Extract and Ceratonia siliqua extract in Combination with Green Tea Extract in the Treatment of Excess Weight and Obesity. U.S. Patent 15/137,967, 27 October 2016;
  • Blangiforti C., D’Amato A., La Malfa S., Sarnari A., Il carrubo è l’uomo, Abulafia editore, 2022;
  • de la Fuente-Fernández, M.; González-Hedström, D.; Amor, S.; Tejera-Muñoz, A.; Fernández, N.; Monge, L.; Almodóvar, P.; Andrés-Delgado, L.; Santamaría, L.; Prodanov, M. Supplementation with a carob (Ceratonia siliqua L.) fruit extract attenuates the cardiometabolic alterations associated with metabolic syndrome in mice. Antioxidants 2020, 9, 339;
  • La Malfa S., Brugaletta M., Il carrubo, Edagricole, 2023;
  • Macho-González, A., Garcimartín, A., López-Oliva, M. E., Ruiz-Roso, B., Martín de la Torre, I., Bastida, S., et al. (2019). Can Carob-Fruit-Extract-Enriched Meat Improve the Lipoprotein Profile, VLDL-Oxidation, and LDL Receptor Levels Induced by an Atherogenic Diet in STZ-NAD-Diabetic Rats? Nutrients 11 (2), 332. doi:10.3390/nu11020332;
  • Macho-González, A., Garcimartín, A., Naes, F., López-Oliva, M. E., AmoresArrojo, A., González-Muñoz, M. J., Effects of Carob Fruit on Fat Digestion and Postprandial Lipemia in Healthy Rats. J. Agric. Food Chem. 66 (26), 6734–6741. doi:10.1021/acs.jafc.8b01476 – 2018;
  • Nemet, M.; Vasili´c, M.; Tomas, A. Lipid-Lowering Effects of Carob Extracts (Ceratonia siliqua): Proposed Mechanisms and Clinical Importance. Front. Pharmacol. 2022, 13, 921123;
  • Qasem, M.A.; Noordin, M.I.; Arya, A.; Alsalahi, A.; Jayash, S.N. Evaluation of the glycemic effect of Ceratonia siliqua pods (Carob) on a streptozotocin-nicotinamide induced diabetic rat model. PeerJ. 2018, 6, e4788;
  • Rashed, K. Phytochemical and biological effects of Ceratonia siliqua L.: A review. Int. J. Pharm. Sci. Res. Inter. 2021, 9, 1–8;
  • Rašković A, Martić N, Tomas A, Andrejić-Višnjić B, Bosanac M, Atanasković M, Nemet M, Popović R, Krstić M, Vukmirović S, Stilinović N. Carob Extract (Ceratonia siliqua L.): Effects on Dyslipidemia and Obesity in a High-Fat Diet-Fed Rat Model. Pharmaceutics. 2023 Nov 10;15(11):2611. doi: 10.3390/pharmaceutics15112611. PMID: 38004588; PMCID: PMC10674595;
  • Valero-Muñoz, M., Ballesteros, S., Ruiz-Roso, B., Pérez-Olleros, L., MartínFernández, B., Lahera, V., et al. (2019). Supplementation with an Insoluble Fiber Obtained from Carob Pod (Ceratonia Siliqua L.) Rich in Polyphenols Prevents Dyslipidemia in Rabbits through SIRT1/PGC-1α Pathway. Eur. J. Nutr. 58 (1), 357–366. doi:10.1007/s00394-017-1599-4;
  • Zunft, H. J., Lüder, W., Harde, A., Haber, B., Graubaum, H. J., and Gruenwald, J. (2001). Carob Pulp Preparation for Treatment of Hypercholesterolemia. Adv. Ther. 18 (5), 230–236. doi:10.1007/BF02853169;
  • Zunft, H. J., Lüder, W., Harde, A., Haber, B., Graubaum, H. J., Koebnick, C., et al. (2003). Carob Pulp Preparation Rich in Insoluble Fibre Lowers Total and LDL Cholesterol in Hypercholesterolemic Patients. Eur. J. Nutr. 42 (5), 235–242. doi:10.1007/s00394-003-0438-y;
  • https://www.gazzettaufficiale.it
  • https://www.ilministerodellasalute.it
Mauro Miceli

Mauro Miceli consegue la laurea presso la Facoltà di Farmacia con indirizzo in Chimica Farmaceutica; successivamente entra alla Facoltà di Medicina come interno presso l’Istituto di Farmacologia e Tossicologia dell’Università di Firenze dove consegue la Specializzazione post-laurea in Farmacologia. Prosegue quindi gli studi per il conseguimento della laurea in Scienze Biologiche e successivamente consegue la seconda Specializzazione in Biochimica Clinica presso l’Università di Pisa con una tesi sperimentale pubblicata su rivista internazionale. Successivamente consegue un Master in Fitoterapia. È coautore di oltre pubblicazioni scientifiche indicizzate su PubMed con un valido impact factor, diverse pubblicazioni su testi medico-scientifici, oltre a numerose comunicazioni a vari congressi scientifici. Dal 2002 a tutt’oggi è stato Docente Aggregato in Scienze di Laboratorio Biomediche presso il Polo Biomedico dell’Università di Firenze e Docente a c. presso l’Università Niccolò Cusano e LUMSA Università di Roma nell’area didattica di Biochimica Applicata e Nutrizione Funzionale. Provenendo da una formazione di base incentrata sulla ricerca e impiego di sostanze in farmacologia umana, col tempo ha trasformato questa sua indole nella ricerca e studio di sostanze presenti negli alimenti e nelle piante, la cosiddetta disciplina Nutraceutica, e si è specializzato nel settore biochimico-nutrizionale ispirandosi fedelmente al principio ippocratico (modificato): Fai che il Cibo sia la tua Medicina e non che le medicine siano il tuo cibo...

Mauro Miceli consegue la laurea presso la Facoltà di Farmacia con indirizzo in Chimica Farmaceutica; successivamente entra alla Facoltà di Medicina come interno presso l’Istituto di Farmacologia e Tossicologia dell’Università di Firenze dove consegue la Specializzazione post-laurea in Farmacologia. Prosegue quindi gli studi per il conseguimento della laurea in Scienze Biologiche e successivamente consegue la seconda Specializzazione in Biochimica Clinica presso l’Università di Pisa con una tesi sperimentale pubblicata su rivista internazionale. Successivamente consegue un Master in Fitoterapia. È coautore di oltre pubblicazioni scientifiche indicizzate su PubMed con un valido impact factor, diverse pubblicazioni su testi medico-scientifici, oltre a numerose comunicazioni a vari congressi scientifici. Dal 2002 a tutt’oggi è stato Docente Aggregato in Scienze di Laboratorio Biomediche presso il Polo Biomedico dell’Università di Firenze e Docente a c. presso l’Università Niccolò Cusano e LUMSA Università di Roma nell’area didattica di Biochimica Applicata e Nutrizione Funzionale. Provenendo da una formazione di base incentrata sulla ricerca e impiego di sostanze in farmacologia umana, col tempo ha trasformato questa sua indole nella ricerca e studio di sostanze presenti negli alimenti e nelle piante, la cosiddetta disciplina Nutraceutica, e si è specializzato nel settore biochimico-nutrizionale ispirandosi fedelmente al principio ippocratico (modificato): Fai che il Cibo sia la tua Medicina e non che le medicine siano il tuo cibo...