Uso sostenibile dei pesticidi: il richiamo della Corte dei Conti europea. Un preview sugli Impollinatori?

Pubblicata dalla Corte dei Conti europea la Relazione speciale 05/2020 “Uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”. Le raccomandazioni e le responsabilità. Anticipazioni sugli impollinatori.

Pubblicato su Marzo 25, 2020, 12:30 am
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Il 5 febbraio la Corte dei conti europea ha depositato, in virtù dell’articolo 287, paragrafo 4, secondo comma, del TFUE, la Relazione speciale 05/2020 “Uso sostenibile dei prodotti fitosanitari: limitati progressi nella misurazione e nella riduzione dei rischi”.

Il titolo della Relazione anticipa la reazione dell’Istituzione preposta all’esame dei conti UE: i progressi nella misurazione e nella riduzione dei rischi derivanti dall’uso dei pesticidi nell’UE sono stati limitati.

Possiamo, dunque, ritenere la Relazione un’anticipazione delle altre due previste per questo 2020? Vediamone i contenuti.

Tre le ragioni del malcontento della Corte:

  • diversi Stati membri hanno recepito in ritardo la normativa UE sull’uso sostenibile dei pesticidi;
  • gli agricoltori sono ancora poco incentivati ad adottare metodi alternativi all’uso dei fitosanitari;
  • la Commissione europea dichiara di non avere la possibilità di monitorare con precisione gli effetti o i rischi dovuti all’uso dei pesticidi.

Uso sostenibile dei prodotti fitosanitari?

I prodotti fitosanitari (plant protection products, PPP), più noti come pesticidi, vengono utilizzati a protezione delle colture da organismi nocivi, parassiti e malattie. Ogni anno nell’Unione Europea sono vendute oltre 350 000 tonnellate di sostanze attive utilizzate nei PPP.

ogni anno vendute oltre 350 000 tonnellate di sostanze attive per PPP

Comprendono insetticidi, fungicidi ed erbicidi, prodotti che “possono incidere sulla qualità delle acque e del suolo, sulla biodiversità e sugli ecosistemi, nonché possono finire negli alimenti sotto forma di residui”.

La Corte dei Conti europea, peraltro, ricorda che l’Unione Europea dispone dal 1991 di norme comuni per l’autorizzazione e l’utilizzo di prodotti fitosanitari.

Nel 2009, in particolare, ha adottato la Direttiva 2009/128/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi.

Obiettivo della Corte dei Conti europea é la verifica dell’azione dell’UE rispetto alla direttiva in questione.

Oltre al ritardo di diversi Stati membri nel recepimento della stessa (nel 2012 sono state avviate due procedure di infrazione), la Corte evidenzia ulteriori inadempienze, “rimproverando” alla Commissione europea di non aver debitamente verificato la completezza o l’esattezza del recepimento.

Alcuni Stati membri, infatti, non avevano recepito nel diritto nazionale l’obbligo per gli agricoltori di applicare la difesa integrata.

Dal 2016, lo riconosce la Corte nella stessa relazione, la Commissione ha intensificato gli interventi per far rispettare l’attuazione della direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi.

La difesa integrata: opportunità e criticità pratiche

In linea con la direttiva, la difesa integrata – parte importante della politica dell’UE per la stessa Corte dei conti europea – è divenuta obbligatoria per gli agricoltori nel 2014 (Articolo 14, paragrafo 4, della direttiva 2009/128/CE del Parlamento europeo e del Consiglio).

La difesa integrata per la prevenzione delle infestazioni da organismi nocivi “si avvale di pratiche agricole sostenibili quali la rotazione delle colture e la selezione delle sementi resistenti agli organismi nocivi”.

Monitorando questi ultimi “fissa solidi valori soglia che aiutano a decidere se e quando è necessaria la lotta fitosanitaria”. Rispetto all’applicazione ordinaria dei PPP, la difesa integrata è un approccio più rispettoso dell’ambiente che combina pratiche “di buon senso”.

difesa integrata a tutela dell’ambiente

Costituisce uno strumento per ridurre la “dipendenza” da pesticidi: “nell’applicare questo tipo di difesa, gli agricoltori utilizzano PPP chimici solo se necessario, dopo aver esaurito i metodi di controllo fitosanitario di tipo preventivo, fisico o biologico o altri metodi non chimici”.

Non sono però stabiliti criteri chiari o requisiti specifici che aiutino a rendere esecutivo questo obbligo e a verificarne il rispetto, il che può indurre a ritenere che si tratta di un obbligo poi effettivamente poco riscontrabile.

Il Registro azioni di difesa integrata

L’Unione Europea non impone l’obbligo agli utilizzatori di tenere un registro delle azioni di difesa integrata, ma la Commissione ha incoraggiato gli Stati membri a introdurre tale obbligo nell’ordinamento nazionale.

Pochi Stati membri hanno accolto l’invito; tra questi la Corte ricorda l’Irlanda.

Tutti gli utilizzatori professionali irlandesi, infatti, devono tenere un registro che dimostri l’attuazione della difesa integrata (Art. 14 decreto n. 155/2012, European Communities -sustainable use of pesticides- regulations 2012).

Gli agricoltori in Irlanda registrano il motivo per cui hanno utilizzato i fitosanitari, “fra cui ad esempio anche informazioni sul tipo di organismi nocivi presenti, sulle misure preventive adottate, sulla gestione della resistenza, sulle soglie applicate e sui danni alle colture”.

Principali responsabilità delle carenze dei progressi

Proprio in relazione agli strumenti che potrebbero consentire un uso sostenibile dei fitosanitari, la Corte dei conti europea individua tre principali responsabilità, ben individuate nella figura riportata nella Relazione:

Pesticidi e politica agricola comune

Gli agricoltori sono, poi, poco incentivati a ridurre la propria “dipendenza dai pesticidi” e la Corte attribuisce una responsabilità alla mancata previsione dell’applicazione dei princìpi di difesa integrata come condizione per percepire i pagamenti PAC.

Un passaggio viene evidenziato nella Relazione: “La PAC proposta dalla Commissione per il periodo successivo al 2020 estende il collegamento tra i pagamenti PAC e i criteri obbligatori (“condizionalità”) connessi ai PPP, comprendendo in parte l’uso sostenibile di questi ultimi ma senza includere i princìpi della difesa integrata”.

La stessa politica agricola comune potrebbe (e dovrebbe) favorire l’uso sostenibile dei fitosanitari, e la Corte cita a titolo esemplificativo i sistemi di consulenza aziendale obbligatori ed il sostegno finanziario fornito a misure quali l’agricoltura biologica e i regimi ambientali.

Il passaggio motivazionale è forte ed incisivo: fino a che l’uso dei pesticidi non vedrà un freno nella stessa PAC a sostegno della difesa integrata, la normativa sull’uso sostenibile non troverà mai efficace attuazione.

critiche alla PAC post 2020 proposta dalla Commissione Europea

La Commissione europea non è stata capace, finora, di ridurre in misura consistente e controllare i rischi associati all’impiego di pesticidi da parte degli agricoltori”, ha dichiarato Samo Jereb, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “C’era l’opportunità di risolvere adeguatamente questo problema grazie alla nuova politica agricola comune che entrerà in vigore nel 2021, ma purtroppo non è stata colta.”

I “prodotti fitosanitari a basso rischio” per la Corte

La Corte denuncia un ulteriore aspetto problematico.

È stata creata, nell’ottica di un uso sostenibile dei pesticidi, una categoria di “prodotti fitosanitari a basso rischio”, ma ad oggi sono disponibili all’impiego solo 16 sostanze su 487 (3%).

Non soltanto: non tutti i fitofarmaci basati sulle 16 sostanze attive a basso rischio sono a loro volta autorizzati come “PPP a basso rischio”, anche perché i PPP contengono anche altre componenti dette “coformulanti”.

Perché possa essere autorizzato come “PPP a basso rischio”, il prodotto non deve contenere alcun coformulante “potenzialmente pericoloso”

La stessa Corte dei Conti europea ritiene il numero di prodotti fitosanitari a basso rischio “modesto”.

Gli indicatori di rischio per l’uso di prodotti fitosanitari

Gli Stati membri monitorano le sostanze attive presenti nelle acque, ma non sono disponibili dati a livello di UE sull’uso dei pesticidi.

In punto di indicatori di rischio, la Corte dei conti europea individua una prima grande criticità.

Il quadro d’intervento dell’UE mira a “realizzare un uso sostenibile dei pesticidi riducendone i rischi e gli impatti sulla salute umana e sull’ambiente”.

Il problema, però, è che non è data una definizione di “uso sostenibile” e lo scopo di ridurre “i rischi e gli impatti” dovuti all’impiego dei pesticidi non è tradotto in uno specifico valore-obiettivo quantificato per l’UE.

Dall’esame espletato dalla Corte su 18 piani d’azione nazionali riveduti è emerso che 12 di questi comprendono obiettivi quantitativi e valori-obiettivo basati su interventi o sulla conformità, ma solo 2 su 18 prevedono obiettivi o valori-obiettivo globali quantificati per ridurre l’uso o i rischi correlati ai pesticidi.

L’armonizzazione degli indicatori e l’allegato vuoto

Occorre, a parere della Corte dei conti europea, un’armonizzazione degli indicatori di rischio a livello di UE per consentire una comparazione tra Stati membri e una valutazione utile della politica dell’UE.

Questo perché la misurazione del rischio è un procedimento complesso, influenzato da vari fattori, (sostanze attive, loro composizione, dosaggi – quantità per ettaro e frequenza-, procedure di applicazione).

Ai sensi della direttiva, infatti, gli Stati membri sono tenuti a calcolare indicatori di rischio armonizzati, ma la stessa direttiva, sottolinea la Corte, “non stabilisce nessuno di questi indicatori; il legislatore l’ha adottata nel 2009 con un allegato vuoto (Allegato IV – Indicatori di rischio armonizzati)”!

I primi due indicatori di rischio a livello UE, peraltro, sono stati introdotti solo nel novembre 2019, dieci anni dopo l’adozione della direttiva, e nessuno dei due tiene conto del modo, del momento e del luogo in cui i pesticidi sono utilizzati.

Alla Commissione, pertanto, manca ancora una solida base di dati concreti per stabilire se la direttiva abbia conseguito l’obiettivo dell’UE di rendere sostenibile l’uso dei pesticidi, conclude la Corte.

A fronte di tali contestazioni, in sede di audit la Commissione ha informato che “intende migliorare gli indicatori di rischio”.

Le raccomandazioni della Corte dei conti europea

Le contingenze attuali e l’attenzione dei cittadini sul problema portano la Corte dei conti europea a raccomandare alla Commissione europea di:

  •  verificare la difesa integrata a livello di azienda agricola (entro il 2022);
  • consentire il collegamento della difesa integrata ai pagamenti a titolo della nuova PAC (entro il 2022);
  • migliorare le statistiche sui prodotti fitosanitari (entro il 2023);
  • sviluppare migliori indicatori di rischio (entro il 2023).

I prossimi interventi: sotto la lente Biodiversità e Impollinatori

A questo punto attendiamo la pubblicazione delle altre due relazioni speciali previste in questo anno.

in attesa della Relazione sugli impollinatori

La prima tratterà, infatti, la biodiversità nei terreni agricoli e la seconda gli impollinatori.

Già nella Relazione speciale “Uso sostenibile dei prodotti fitosanitari: limitati progressi nella misurazione e nella riduzione dei rischi” la Corte dei conti europea volge l’attenzione agli impollinatori.

Parlando di “pressioni sull’ambiente” ad opera dell’impiego di pesticidi, la Corte ricorda che “la Piattaforma intergovernativa scientifica e politica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) ha ravvisato nei PPP una delle determinanti del calo della popolazione di impollinatori.  

Le Relazioni saranno, dunque, presentate al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE, nonché ad altre parti interessate, come i parlamenti nazionali, i portatori di interessi del settore e i rappresentanti della società civile.

Sulle proposte per una nuova PAC per gli Impollinatori, leggi articolo

(fonte Corte dei Conti Europea – www.eca.europa.eu)

Redazione