7 dicembre: Festa degli apicoltori e delle api

Il 7 dicembre si celebra la Festa di Sant’Ambrogio, protettore degli apicoltori e delle api. Una storia d'amicizia tra le api ed un bambino.
Pubblicato su Dicembre 07, 2020, 3:06 pm
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Oggi si celebra la festa di sant’Ambrogio, patrono degli apicoltori e delle api.

Cosa lega il patrono di Milano, uno dei quattro dottori della Chiesa, alle api?

Siamo intorno alla metà del 300 d.C e Aurelius Ambrosius, di famiglia illustre di rango senatoriale, era il figlio del Prefetto del pretorio delle Gallie.

Le api intorno alla culla di sant’Ambrogio

La tradizione racconta che, quando era ancora neonato, uno sciame d’api entrò nella sua bocca aperta nel sonno.

Il padre si spaventò dell’accaduto ma poi si rese conto che le api riconoscevano nel piccolo una sorta di alveare: uno dei primi segni di prodigiosità di Ambrogio.

Dopo aver poggiato sulla bocca del bimbo il loro miele, le api presero spontaneamente il volo dirigendosi verso il cielo.

Le api in tempi antichi erano considerate in qualche modo il collegamento tra il cielo e la terra, per secoli considerate un dono degli dei utili a “raccogliere” le gocce di miele che piovevano dal cielo.

Anche di santa Rita da Cascia si narra che quando era in fasce fu circondata da uno sciame d’api che le posarono sulla bocca del miele, prima che si compisse un ulteriore evento prodigioso.

Sarà anche per questo che le apette siano ricorrenti intorno alle culle dei neonati?

San’Ambrogio e la lingua del miele

Le api restarono associate alla figura di sant’Ambrogio.

Egli, negli anni, riveste incarichi pubblichi importanti, abbandonando poi la carriera per diventare nel 374 d.C. vescovo di Milano, dopo appena sessanta anni dal riconoscimento della religione cristiana da parte di Costantino I (Editto  di Milano 313 d.C.) e poco prima dell’Editto di Tessalonica che vede il Cristianesimo diventare la religione ufficiale dell’Impero.

Per le sue capacità di oratore e mediatore, caratterizzate dall’estrema dolcezza delle sue parole, si diceva che parlasse “la lingua del miele”.

L’arte figurativa ha ben presto recepito la tradizione, raffigurando così Sant’Ambrogio accanto alle api o munito di uno degli strumenti propri dell’agricoltura, il bugno villico.

Nella Cappella di Santa Caterina in San Clemente a Roma, l’affresco di Masolino da Panicale (XV sec.) illustra la scena della culla e dello sciame d’api, scena ripresa poi da Paolo Camillo Landriani detto il Duchino (XVII sec.) la cui opera è presente nella Pinacoteca del Castello Sforzesco.

“UN MIELE È PER SEMPRE”, DAI BABILONESI AL MEDIOEVO. IL TYROPATINAM.

Redazione