Cassazione: alimenti congelati sul menù e tentata frode in commercio.

Con sentenza n. 10375 del 20 marzo 2020 la Corte di Cassazione individua gli elementi distintivi della tentata frode in commercio in caso di omessa informativa al cliente sulla pregressa congelazione dell'alimento.

Pubblicato su Aprile 06, 2020, 3:29 am
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Con sentenza n. 10375 del 20 marzo 2020 la Corte di Cassazione torna ad occuparsi di tentata frode in commercio ed alimenti congelati – all’origine o nelle celle di congelazione dell’esercente – il cui stato di conservazione non é indicato nel menù.

È pacifico che l’uso di alimenti congelati o surgelati debba essere reso noto al cliente, con indicazione specifica nel menù anche mediante apposizione di asterischi con chiaro ed inequivocabile rimando alla spiegazione sulla natura (“I piatti contrassegnati con (*) sono preparati con materia prima congelata o surgelata all’origine”).

La consegna al cliente del prodotto privo di informativa integra frode in commercio; ma quando si configura il tentativo di frode in commercio? Su questo la Cassazione è stata chiamata a decidere.

Il fatto: anticipazione della soglia di punibilità?

Nel caso in questione, il titolare di un’attività di ristorante e pizzeria con annesso bar poneva in vendita nel bancone esposto al pubblico prodotti dolciari da forno (cornetti, strudel e fagottini) congelati all’origine, e deteneva nella cucina del ristorante ravioli, pasta fresca artigianale e funghi porcini congelati.

Per entrambi i casi, ometteva però di indicare ai clienti nel menù e negli appositi espositori l’originario stato di conservazione, per cui veniva dichiarato responsabile del reato di tentata frode nell’esercizio del commercio, di cui al combinato disposto degli artt. 56 e 515 cod. pen.

Art. 515, 1 comma c.p. - Frode nell'esercizio del commercio - Chiunque, nell'esercizio di una attività commerciale, ovvero in uno spaccio aperto al pubblico, consegna all'acquirente una cosa mobile per un'altra, ovvero una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita, e' punito, qualora il fatto non costituisca un più grave delitto, con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire ventimila. 

Ricorreva, pertanto, in cassazione contestando l’illegittimità della sostanziale anticipazione della soglia di punibilità per tale delitto, da parte del Giudice di appello, alla mera detenzione di alimenti con caratteristiche differenti rispetto a quelle indicate

Riteneva necessaria per il perfezionamento della frode in commercio, infatti, la consegna del bene all’acquirente, preceduta da una fase di contrattazione tra venditore e acquirente da sola utile, semmai, a configurarne il tentativo.

La motivazione della sentenza: la condotta precedente alla consegna del prodotto

La Suprema Corte motiva sulla configurabilità del tentativo di frode al commercio nella fattispecie oggetto di causa, richiamando e confermando il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità.

La disponibilità di alimenti congelati/surgelati, non indicati come tali nel menù o negli espositori nei quali gli stessi siano esposti a disposizione della clientela, integra il reato di tentativo di frode in commercio, indipendentemente dall’inizio di una concreta contrattazione con il singolo avventore.

il cliente deve ricevere informativa dei prodotti congelati

La condotta, infatti, è univocamente rivelatrice della volontà dell’esercente di consegnare ai clienti una cosa diversa da quella pattuita (ex plurimis, Cass. Pen. n. 39082 del 17 maggio 2017 e n. 30173 del 17/ gennaio 2017).

A parere della Suprema Corte, l’inizio della contrattazione tra esercente e cliente, che certamente rende inequivoca la condotta, non è però “presupposto ineludibile della configurabilità del tentativo”.

Gli elementi inequivoci

Altri elementi, infatti, possono rendere inequivoco il tentativo di frode in commercio, e tra questi, come nel caso esaminato con la sentenza in commento, la circostanza per cui gli alimenti surgelati fossero conservati nelle cucine, evidentemente destinati alla preparazione delle pietanze da somministrare ai clienti.

Ed ancor più inequivoco appare l’esposizione sul bancone del bar dei prodotti da forno a disposizione dei clienti: la condotta costituisce offerta al pubblico, e quindi può addirittura definirsi un inizio di contrattazione, sia pure non individualizzata anche ai sensi dell’art. 1336 cod. civ.

Art. 1336 cod. civ. - Offerta al pubblico - L'offerta al pubblico, quando contiene gli estremi essenziali del contratto alla cui conclusione è diretta, vale come proposta, salvo che risulti diversamente dalle circostanze o dagli usi.     La revoca dell'offerta, se è fatta nella stessa forma dell'offerta o in forma equipollente, è efficace anche in confronto di chi non ne ha avuto notizia.

La Corte di Cassazione, pertanto, ha confermato la configurabilità del reato di tentata frode in commercio nella condotta contestata, pur in assenza di contrattazione esplicita, ma in virtù della sola detenzione ai fini della preparazione degli alimenti e dell’offerta al pubblico mediante esposizione.

La rilevanza del quantitativo di alimenti

In ultimo,

  • il quantitativo degli alimenti surgelati non indicati come tali (con conseguente potenziale compromissione della salute pubblica anche ai fini della valutazione della gravità del fatto) e
  • la realizzazione della condotta nello svolgimento di una attività non occasionale

giustificano il mancato riconoscimento della causa di esclusione della punibilità per la particolare tenuità del fatto (peraltro valutabile sul piano del merito) ed il diniego delle attenuanti generiche e alla misura della pena.

Sul punto ricordiamo, peraltro, che la Corte di Cassazione ha di recente precisato che le indicazioni sul menù devono essere chiare con esatta di individuazione dei prodotti congelati/surgelati ovvero delle pietanze preparate con materia prima congelata/surgelata.

L’informativa al cliente. La sentenza della Cassazione sez. III pen. n. 38793/2018

Con sentenza n. 38793 del 21 febbraio 2018, sempre la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha ritenuto che il generico avvertimento di utilizzo di prodotti congelati anche all’origine con invito ad approfondimento ed individuazione dei piatti interessati tramite il personale di sala non soddisfi i doveri di informativa volti a scongiurare il tentativo di frode al commercio.

Un siffatto sistema di informazione, pur nella preparazione del personale di sala, non è “sufficiente a garantire una puntuale informazione sulle qualità del prodotto venduto, in particolare sull’origine fresca, congelata o surgelata del prodotto”, perché l’iniziativa conoscitiva non deve essere presa dal cliente.

Nella sentenza, peraltro, la Suprema Corte ha evidenziato un ulteriore principio di interesse: la sostanziale equiparazione del prodotto fresco a quello congelato da parte della normativa UE è valevole ai soli fini della disciplina igienico-sanitaria e non ai fini della disciplina civilistica relativa all’informativa completa al cliente/consumatore secondo buona fede contrattuale.

CONGELAZIONE DEGLI ALIMENTI E CATTIVO STATO DI CONSERVAZIONE. LA RECENTE DECISIONE DELLA CASSAZIONE

Il presente articolo, ai sensi del Regolamento, ha finalità meramente informativa e divulgativa della sentenza in commento; non può costituire un parere legale, potendo non tener conto del complesso normativo e giurisprudenziale anche in punto di successivi aggiornamenti per gravami o riforme.
Redazione