La Pastiera: un dolce pasquale da ascoltare

Raccontiamo le origini della pastiera, tra mito greco e storia. Un dolce napoletano ricco di simbologia

Pubblicato su Aprile 11, 2020, 1:51 am
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Tra le dolcezze tipiche del giorno di Pasqua, tra le uova di cioccolato e le colombe zuccherate, trionfa in tante case il profumo inconfondibile di un dolce della tradizione partenopea: la pastiera.

Ma la pastiera non è sola buona da mangiare ma è anche bella da vedere. E da ascoltare.

La pastiera racconta

Racconta la propria storia, una leggenda che affonda le origini in tempi antichi e richiama i racconti epici dell’antica Grecia.

Protagonista una bella sirena, dal canto melodioso cui il buon Ulisse aveva resistito, Parthenope.

Il golfo di Napoli

Di divino lignaggio, era figlia di Acheloo, il dio-fiume figlio addirittura di Oceano e Teti.

La bella Parthenope scelse come dimora il golfo alla foce del fiume Sebeto, dove i Cumani le dedicarono la città fondata nell’VIII sec. a.C. poi rifondata nel VI sec. a.C. come Neapolis, la nuova città.

Amava molto il mare ed il golfo, ma anche gli abitanti della terra che vi si affacciava, a cui dedicava i propri canti.

I doni alla Sirena

Un giorno, per ricambiare il dono di un meraviglioso canto, la città decise di regalare alla sirena alcuni doni portati dalle sette più belle ragazze dei villaggi.

I sette doni furono:

  • farina
  • ricotta
  • grano bollito nel latte
  • uova
  • acqua di fiori d’arancio
  • spezie
  • zucchero

Torniamo alla nostra Parthenope, la quale piena di gioia portò i doni agli dei, i quali decisero di mescolare gli ingredienti per creare un dolce che superasse l’armonia e la dolcezza dello stesso canto.

Nasce la Pastiera, un dolce che evoca la cultura tradizionale legata alla rinascita ed al risveglio.

I simboli della Pastiera

Un dolce creato dagli dei, con ingredienti “divini”.

Qualcuno storcerà il naso… gli antichi Greci donano zucchero?

Sarebbe più plausibile il miele, in effetti, dato che per Greci e Romani lo zucchero di canna era poco conosciuto.

Licenza poetica; zucchero per alimento zuccherino.

Latte e miele è la bevanda con cui è stato nutrito Zeus in fasce e rievocata in tanti miti nonché la bevanda augurale del giorno delle nozze.

Giorno delle nozze… fiori d’arancio… è un caso?

Le spezie e profumi di fiori, in ogni caso, sono i doni per gli dei e le dee.

Il grano è Demetra dea protettrice delle messi e l’uovo da millenni simbolo di rinascita e buon augurio (non è un caso che si donino le uova a Pasqua).

Tutti gli ingredienti della Pastiera rievocano da millenni il risveglio e l’augurio per una stagione produttiva, per il corpo e per lo spirito.

La mappa di Napoli

Ma sette non sono soltanto gli ingredienti; sono anche le strisce di frolla a coprire il ripieno (4 e 3 trasversali tra loro).

La pastiera è una mappa antica: è la mappa dell’antica Neapolis, con i tre Decumani e quattro Cardini trasversali tra loro.

L’antica Napoli è dedicata alla sirena Parthenope e agli dei.

La storia … quella vera

La leggenda piace, perché descrive perfettamente la storia di una terra e dei suoi profumi.

Per la storia vera non possiamo aiutarvi.

La Pastiera, forse nata in un convento di suore si tramanda; ritroviamo le prime fonti storiche intorno al Settecento con i Borboni e si lega indissolubilmente con la Pasqua.

O forse è sempre esistita, ed anche questa è parte della leggenda.

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