Questo periodo di emergenza sanitaria vede l’adozione di misure di sospensione di attività produttive e commerciali nonché un accesso certamente straordinario alle attività rimaste operative, tra cui quelle del settore agroalimentare.
L’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) ha avviato un monitoraggio delle filiere agroalimentari nelle diverse fasi di scambio (origine, ingrosso e dettaglio).
Il rapporto è articolato in un’analisi dei seguenti elementi:
- trend dei consumi delle famiglie italiane
- analisi di dettaglio sulla situazione di mercato
- prezzi di tutte le filiere agroalimentari.
Le tendenze attuali nel settore agroalimentare
Dall’analisi emerge che il settore agroalimentare, pur colpito dalla straordinaria necessità di affrontare numerose criticità, “risente meno della situazione di crisi” riuscendo a garantire l’approvvigionamento alimentare.
Più colpiti i settori della pesca e del florovivaismo, quest’ultimo soltanto recentemente inserito tra le attività non sospese.
Il contesto deve essere necessariamente inquadrato in più ampio spettro, che coinvolga anche il mercato internazionale.
La progressiva chiusura del canale Horeca, a livello nazionale ed internazionale, ha contribuito alle difficoltà per i prodotti di posizionamento alto e medio-alto del made in italy agroalimentare (ad esempio, vino o formaggi) più coinvolti nei flussi export.
La sostituzione della somministrazione diretta con le consegne a domicilio “ha solo in minima parte compensato l’annullamento di questo canale cui, inoltre, è direttamente legata la rilevante domanda di cibo dei turisti stranieri, anch’essa azzerata”.
Il Rapporto riporta, del resto, una chiara diminuzione della domanda nel settore agroalimentare correlata al sostanziale azzeramento del turismo in Italia, per cui la ristorazione viene limitata alla sola consegna a domicilio rivolta chiaramente al consumatore in prossimità.
Anche la distribuzione al dettaglio presenta comunque criticità, derivanti dalla “sostanziale e progressiva perdita di peso dei mercati rionali, molti dei quali chiusi in assenza di strutture fisse, e la chiusura dei centri commerciali, con la conseguente perdita di peso del canale iper, spesso prevalente in questi contesti”.
Ulteriori problematiche cominciano, con l’evolversi della situazione epidemiologica, a presentarsi nel settore, tra cui la carenza di manodopera e le criticità nella logistica e nei trasporti.
Il quadro dei consumi in tempo di pandemia Covid-19
Sul fronte dei consumi finali dei prodotti agroalimentari, ISMEA ha elaborato una dettagliata analisi delle prime quattro settimane di emergenza sanitaria.
Si è registrato un incremento degli acquisti nel periodo in questione, definito “scontato” proprio in ragione dei comportamenti assunti in risposta all’emergenza.
Le grandi tendenze registrate evidenziate nel Rapporto ISMEA nelle prime settimane vengono di seguito riportati:
- Tendenza all’approvvigionamento di prodotti conservabili (pasta, riso, conserve di pesce, conserve di pomodoro, ecc.) per creare una riserva casalinga in vista di eventuali situazioni di futura scarsità;
- Forte orientamento a utilizzare la spesa on line, con un incremento esponenziale (+57% nella penultima settimana di febbraio, + 81% nell’ultima di febbraio +97% nella seconda settimana di marzo) che “ha mandato in tilt il sistema delle consegne”;
- Forte orientamento nella fase iniziale della crisi ai prodotti di quarta e quinta gamma (ortaggi e pizze pronte), con successivo affievolimento;
- Incremento sotto media del segmento bevande (+9%), un comparto che invece negli ultimi anni aveva trainato la dinamica del Food & Beverage.
- Orientamento quasi esclusivo verso la GDO, con ricorso dove possibile anche ai negozi di vicinato (frutterie e macellerie); la scelta non sempre è derivata dalle misure negli spostamenti, ma anche in quanto ambienti ritenuti meno a rischio in quanto meno frequentati
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, nelle prime quattro settimane, è il Sud Italia a registrare gli incrementi più alti su base tendenziale: +21% nel cumulato delle 4 settimane con punte del 39% nell’ultima settimana; seguono il Nord Est con una crescita del 20%, il Centro (+19 % con il +30% nell’ultima settimana) e il Nord Ovest (+16%).
I dati nei comparti del settore agroalimentare
Il Rapporto ISMEA riporta nel dettaglio i dati dei vari comparti, indicando gli esiti dall’impatto dell’emergenza sanitaria (dati ISMEA).
Il comparto carni
Entrando nel dettaglio viene registrata una differenziazione nel comparto delle carni.
La carne bovina risente della chiusura del canale Horeca e delle difficoltà delle catene di approvvigionamento in una filiera dipendente dal mercato estero, compromesso quest’ultimo dalla sospensione/riduzione del lavoro di alcune imprese di export e degli autisti dei mezzi di trasporto carni.
Di converso, si registra un eccesso di disponibilità sugli scaffali della grande distribuzione di tagli prima altrove destinati.
L’attuale emergenza potrebbe portare ad una riduzione stimata del 20% per il consumo di carne suina, anche in correlazione al crollo della domanda di prodotti stagionati destinati alla ristorazione.
Il mercato avicolo, invece,ha registrato un aumento della domanda in un settore che, a differenza di altri, gode di maggiore autosufficienza nazionale.
Latte, ortofrutta e cereali
Nel settore lattiero caseario, l’ISMEA ha registrato una “brusca” soprattutto nelle regioni di maggior produzione che sono anche quelle più colpite dall’emergenza sanitaria (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna). La crisi deriva anche dalla assenza di domanda di bar, pasticcerie e gelaterie.
Per quanto riguarda, invece, la filiera ortofrutticola pur regolarmente attiva accusa criticità. Rallentate le operazioni di raccolta e lavorazione degli ortaggi e rallentata la distribuzione per i problemi del trasporto su gomma. I mercati all’ingrosso, dopo una prima fase di difficoltà, hanno ritrovato equilibrio grazie all’accesso sia da parte della GDO sia per la ripresa della distribuzione tramite negozi di vicinato più frequentati anche in ragione delle lunghe file ai supermercati.
Nel settore cerealicolo, infine, l’emergenza sanitaria comporta difficoltà per le industrie italiane di trasformazione sul fronte dell’approvvigionamento della materia prima; “ancora più critico è il contesto per i mangimifici e per gli allevamenti, dove non è possibile fare scorte in abbondanza”.
Settori vitivinicolo e olivicolo
Il 2020 per il settore vitivinicolo presenta pesanti incognite, stante la sospensione delle attività Horeca.
La stima riportata da ISMEA desta preoccupazione: “potrebbero essere a rischio esportazioni per quasi un miliardo di euro, che certamente non sarà compensata, sul mercato interno, dalla accresciuta domanda da parte della GDO”.
Quanto al settore dell’olio di oliva italiano, le difficoltà ci sono da tempo, anche tenuto conto della concorrenza della Spagna soprattutto per i prodotti di massa “mentre riesce a sganciarsi dalle dinamiche del mercato spagnolo sui prodotti di maggiore qualità”. L’emergenza sanitaria Covid-19, dunque, “non rappresenta un elemento di particolare criticità per la fase dell’imbottigliamento” vista la stagione in cui ci troviamo.
Il carrello della spesa in Italia in tempo di Covid-19
I dati ISMEA e NIELSEN descrivono la composizione della spesa in Italia durante le prime quattro settimane di emergenza sanitaria.
La composizione del carrello ha visto in queste settimane un aumento di prodotti “effetto stock”.
Riportiamo i dati (con anche il parametro dell’ultima settimana di riferimento del Rapporto): latte UHT (+55%), pasta (+44% con punte del +66% nell’ultima settimana di analisi), farina (+79% punte del +162% nell’ultima settimana), uova (+26% nel complesso con punte di +59% per valori in crescita di oltre 9 milioni di euro nell’ultima settimana), ortaggi surgelati, riso, conserve rosse (+45% con punte del +75% nell’ultima settimana pari ad oltre +12 milioni di euro su analoga settimana 2019) e carni in scatola (+66%);
Incremento nel carrello anche per i “prodotti comfort”: affettati (+39% nell’ultima settimana), mozzarelle (+43,4%), patatine (+31,3%), birre (+13,8%), spalmabili dolci (+57,7%), pizza surgelata (+54,3%) e tavolette e barrette di cioccolato (+21,9%).
Il 17% del nostro carrello è riservato ai prodotti derivati dei cereali, il 15% a latte e derivati, il 7% alla frutta ed il 10% alle bevande.
Le misure richieste dal settore agroalimentare
L’analisi si conclude con le risultanze del sondaggio rivolto alle imprese agricole sulle misure ritenute necessarie a supporto del settore in emergenza sanitaria.
La maggioranza delle imprese si è espressa favorevole a contributi a fondo perduto (43%), “mentre quasi la metà delle imprese dell’industria alimentare ha dichiarato di aver bisogno di prestiti agevolati, la percentuale scende al 28% tra gli agricoltori”.
Molti operatori “ritengono fondamentale il differimento delle scadenze fiscali (23% agricoltura, 37% industria), il congelamento dei prestiti in corso (22% agricoltura, 25% industria), il ricorso agli ammortizzatori sociali, dato il rallentamento dei ritmi produttivi (24% industria e 8% agricoltura)”.
Poche ed anzi “rare” imprese, che stanno invece registrando un’impennata repentina degli ordini, hanno espresso la necessità di una deroga ai limiti di utilizzo di personale a tempo determinato (5%).