Gli acidi grassi rappresentano un’importante fonte di energia per il nostro organismo costituendo circa il 30% del fabbisogno energetico giornaliero.
Se assunti in quantità inadeguate, però, possono accumularsi nel tessuto adiposo e determinare sovrappeso e obesità oltre a varie altre patologie comprese quelle cardiovascolari.
Gli acidi grassi si dividono in saturi e insaturi.
I monoinsaturi (MUFA) hanno un solo doppio legame mentre i polinsaturi (PUFA) presentano più doppi legami nella loro catena di atomi di carbonio; gli acidi grassi saturi invece sono privi di doppi legami.
Alcuni acidi grassi polinsaturi come l’acido linolenico, poiché non sintetizzati dall’organismo, sono detti essenziali per cui la loro assunzione risulta estremamente importante tramite la dieta.
I PUFA si dividono in omega 3 e omega 6. Negli omega 3 il primo doppio legame si trova in terza posizione quando si esegue il conteggio degli atomi di carbonio a partire dal carbonio terminale (carbonio ω); mentre negli omega 6, il doppio legame si trova in sesta posizione.
Omega-3 e Omega-6 e la dieta antinfiammatoria
Gli omega 3 rivestono molta importanza nella dieta antinfiammatoria.
Tra gli omega 3 abbiamo l’acido linolenico (ALA), l’acido docosaesanoico (DHA), l’acido eicosapentenoico (EPA). Gli acidi grassi a catena lunga come EPA si trovano nel tessuto adiposo di pesci grassi, nel fegato di pesci bianchi e nel grasso dei mammiferi marini.
Tra gli omega 6 abbiamo l’acido arachidonico (AA) molto importante nella risposta infiammatoria.
Gli oli di pesce vengono spesso utilizzati come fonte di omega 3 anche se attualmente viene maggiormente consigliato l’olio di krill come integratore di omega 3 e anche l’olio di enotera e di borragine poiché contengono sicuramente una minore o addirittura nessuna, contaminazione da metalli pesanti tossici.
Gli acidi grassi polinsaturi e la protezione cardiovascolare
Gli acidi grassi polinsaturi vengono consigliati per la loro protezione dal punto di vista cardiovascolare.
In uno studio effettuato in una popolazione della Groenlandia, caratterizzata da una dieta ricca di mammiferi marini e pesci, si è evidenziata una riduzione significativa dell’incidenza di malattie cardiovascolari.
Molto importante sarebbe l’effetto benefico esercitato dagli PUFA ω-3 nei pazienti affetti da patologie come la fibrillazione atriale, l’aterosclerosi, la trombosi, ma anche l’infiammazione oltre ad altre patologie come diabete, cancro, depressione ecc.
Da diversi studi inoltre emerge l’importanza degli PUFA ω-3 nel modificare il profilo lipidico nel sangue, nel modificare la composizione dei lipidi di membrana e nell’ influenzare la biosintesi degli eicosanoidi (lipidi implicati nella risposta infiammatoria).
Il rapporto tra omega 6 e omega 3
Molto importante riveste il rapporto tra omega 6 e omega 3.
Misurare i livelli di AA/EPA quindi acido arachidonico come indicatore di omega 6 e acido eicosapentenoico come omega 3, può risultare utile per stabilire un buon apporto di acidi grassi polinsaturi.
Il loro rapporto è importante nel modulare l’infiammazione. Più il rapporto è alto e più c’è infiammazione.
Il rapporto ottimale tra AA/EPA dovrebbe aggirarsi intorno a 1,5:3,0.
Bisogna cercare di ottenere questo valore soprattutto riducendo l’apporto di acido arachidonico e aumentando l’acido eicosapentenoico.
Per questo motivo è da preferire come condimento l’olio di oliva e in mancanza di questo si può optare con un olio di semi di lino (Ricordi C., 2022).
Il rapporto polinsaturi/saturi, potrebbe essere sostituito dall’analisi della carenza nelle diete occidentali: ossia la mancanza di acidi eicosapentaenoico e docosaesaenoico (Harris W.S., 2018).
La dieta occidentale è quella che ha un rapporto fortemente sbilanciato in favore degli acidi grassi polinsaturi omega 6.
Poiché le raccomandazioni dietetiche generali e gli effetti cardiovascolari dell’acido linoleico, il principale acido grasso omega-6 nella dieta e del suo principale metabolita, l’acido arachidonico, rimangono controversi, alcuni ricercatori hanno valutato come i livelli circolanti e tissutali in vivo di acido linoleico e acido arachidonico siano correlati alle malattie cardiovascolari (CVD).
In questo studio gli autori hanno osservato che i livelli più elevati in vivo (circolanti e tissutali) di acido linolenico erano associati ad un minor rischio di eventi cardiovascolari maggiori. Questi risultati supportano un ruolo favorevole dell’integrazione di acido linolenico nella prevenzione delle CVD (Marklund M, et al., 2019).
Gli omega 3 li troviamo soprattutto in pesce azzurro, salmone, trota, noci, semi di lino; gli omega 6 in mais, olio di girasole, soia.
Le malattie cardiovascolari e la predisposizione individuale
Come sappiamo le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte in tutto il mondo. La maggior parte delle ricerche effettuate negli ultimi 100 anni mostrano un legame tra malattia cardiovascolare e stile di vita, compresa la dieta, ma nonostante ci sia sempre più attenzione nei confronti della giusta alimentazione il tasso di mortalità per malattie cardiovascolari continua ad aumentare.
È probabile che questo sia dovuto ad una predisposizione individuale alle patologie cardiovascolari.
Conoscere, quindi, le variazioni del nostro genoma potrebbe permetterci di individuare con anticipo i soggetti predisposti e quindi monitorarli frequentemente al fine di individuare dei campanelli di allarme indicatori della comparsa della malattia.
La conoscenza della struttura del genoma umano, combinata con la conoscenza del modo in cui i nutrienti riescono a modificare l’espressione genetica e con il fatto che la variabilità genetica regola il modo in cui gli individui rispondono a una dieta, ha portato alla possibilità di una nutrizione personalizzata per la prevenzione delle malattie.
Con i progressi nella genomica nutrizionale, dietisti e nutrizionisti possono essere in grado di fornire consigli nutrizionali personalizzati basati su una combinazione di fattori legati allo stile di vita e alla genetica (Juma S, et al., 2014).
La sindrome metabolica, valori ematici ed esame genetico
Come è noto, i valori di colesterolo totale, HDL, LDL sono dei fattori che caratterizzano la sindrome metabolica (MetS).
La sindrome metabolica riunisce diversi fattori come: l’obesità addominale, la resistenza all’insulina e/o l’intolleranza al glucosio, la dislipidemia aterogenica, l’aumento della pressione arteriosa sistolica e diastolica e uno stato proinfiammatorio/protrombotico.
Elevati livelli di trigliceridi (TG), concentrazioni ridotte di colesterolo HDL costituiscono la dislipidemia aterogenica che si osserva nella MetS. Questi parametri sono associati ad un aumentato rischio di malattia cardiovascolare per cui conoscere i valori predisponenti risulta di estrema importanza nel prevenire tali patologie.
Quindi l’esame genetico di geni specifici ci può portare da avere delle precise conoscenze riguardo la predisposizione a malattie cardiovascolari e quindi a porre in atto precocemente tutti quegli adattamenti nutrizionali atti a prevenire o migliorare l’aspetto patologico.
Estremamente importante risulta il corretto rapporto di acidi grassi omega 3 e omega 6 e quindi anche l’utilizzo di specifici integratori adibiti a mantenere corretto il quantitativo di queste sostanze così importanti per la nostra salute.
APPROFONDIMENTO
Nutrigenetica degli acidi grassi polinsaturi omega-3 e omega-6
Sono state individuate diverse varianti genetiche legate a diversi geni legati alla malattia cardiovascolare.
In particolare, si tratta spesso di varianti denominate SNPs (polimorfismi a singolo nucleotide) dove si osservano delle singole variazioni nelle coppie di basi dell’acido desossiribonucleico (DNA) tra gli individui.
Tra questi per esempio è stato identificato il polimorfismo del gene che codifica l’apolipoproteina A1 (apoA1) come un fattore che influenza il metabolismo del colesterolo a livello cerebrale e l’angiogenesi, portando ad un aumento del rischio di malattia di Alzheimer (Paula-Lima A.C., et al., 2008).
Sono stati individuati degli SNPs nel gene dell’allungamento degli acidi grassi a catena molto lunga (ELOVL2) dove si è visto che i portatori del polimorfismo potrebbero trarre particolare beneficio da un elevato apporto di EPA e DHA nel mantenere elevati livelli plasmatici di PUFA n-3 favorevoli alla protezione dalle malattie cardiovascolari (Alsaleh A. et al.,2013).
Polimorfismi genetici e correlazioni con patologie o sintomatologie legate all’apparato cardiovascolare
Nella tabella sottostante vengono indicati alcuni polimorfismi genetici che hanno mostrato delle correlazioni con patologie o sintomatologie legate all’apparato cardiovascolare in particolare quando vengono utilizzati acidi grassi saturi in quantità eccessive.
GENE | VARIANTE POLIMORFICA | EFFETTO RISCONTRATO |
APOA1 | rs 5070 | Comporta un valore di colesterolo HDL, basso quando il soggetto presentante il polimorfismo CC introduce con la dieta molti acidi grassi saturi e mono insaturi |
APOA1 | rs 670 | Comporta valori elevati di colesterolo LDL in soggetti con la variante allelica G in una dieta ad elevato carico di acidi grassi saturi |
APOA2 | rs 5082 | Il polimorfismo 265 T>C, porta a variazioni notevoli di peso quando il soggetto consuma acidi grassi saturi |
APOA2 | rs 5082 | I soggetti con la variante CC sono molto sensibili agli acidi grassi saturi quando consumano elevate quantità di prodotti lattiero-caseari |
ACE | rs 4343 | Comporta valori pressori elevati in soggetti presentanti la variante allelica e che consumano una dieta ad elevato carico di acidi grassi saturi |
APOC3 | rs 5128 | Comporta valori elevati di colesterolo LDL in soggetti con la variante allelica C |
FTO | rs 9939609 | I portatori dell’allele di rischio presentano un elevato indice di massa corporea quando assumono elevate quantità di acidi grassi saturi e sono anche soggetti a sindrome metabolica |
PPARγ | rs 1801228 | Variante Pro12/Ala che comporta sindrome metabolica nei soggetti Pro/Pro |
TCF7L2 | rs 7903146 | Questi individui hanno sindrome metabolica, aumento dei livelli di glucosio e predisposizione all’infarto quando è presente la variante omozigote TT |
TNF | rs 1800629 | Individui con colesterolo totale alto quando è presente la variante AA e AG |
Ad esempio….
Se analizziamo ad esempio il primo gene APOA1, vediamo come mostrato in tabella, che la variante rs 5070 comporta un valore di colesterolo HDL basso, soprattutto quando il soggetto presentante il polimorfismo CC introduce con la dieta molti acidi grassi saturi e mono insaturi, quindi il consiglio per questi soggetti sarà quello di controllare i cibi ricchi di acidi grassi saturi e monoinsaturi e controllare periodicamente i valori di colesterolo totale di HDL
Interessante è anche l’effetto del polimorfismo 265 T>C del gene APOA2 che induce a variazioni notevoli di peso quando il soggetto consuma acidi grassi saturi. Questo sarà un fattore estremamente importante nell’elaborare una dieta dimagrante in questi soggetti affinché sia veramente efficace.
Inoltre, i soggetti con la variante CC sono molto sensibili agli acidi grassi saturi quando consumano elevate quantità di prodotti lattiero-caseari, per cui altro dato fondamentale per stabilire gli alimenti più idonei nello stilare la dieta di questi soggetti.
INFLAMMAGING: IL RUOLO DELL’ALIMENTAZIONE
LE CITOCHINE PRO-INFIAMMATORIE: ASPETTI GENETICI E NUTRIZIONALI
Bibliografia
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