Riaperture delle attività e Fase 2: misure diversificate tra le regioni?

Istituto Superiore della Sanità: le “Differenze regionali non sono per forza condizione per misure diverse in fase 2". I dati di aprile.

Pubblicato su Aprile 24, 2020, 11:15 pm
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In questi giorni si discute se l’andamento del contagio, diversificato nelle diverse aree del territorio nazionale, possa influire nella Fase 2 sulle riaperture delle attività in maniera disomogenea tra regioni.

Oggi l’Istituto Superiore della Sanità ha spiegato il rapporto tra indice Rt e le eventuali misure per la Fase 2.

L’indice Rt misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva; per quanto riguarda il Covid-19 in Italia già dal 6 aprile si attestava mediamente a un valore tra 0,2 e 0,7, come attestato dai modelli matematici elaborati dall’Iss e dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento, presentati durante la conferenza stampa di approfondimento epidemiologico.

L’indice Rt rappresenta, dunque, il numero medio delle infezioni trasmesse da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento dell’epidemia.

Come riporta lo schema pubblicato sul portale del Ministero della Salute, in ciascuna Regione l’indice è inferiore ad 1, dallo 0,34 della Sicilia allo 0,71 dell’Emilia Romagna.

Le differenze degli indici regionali incidono sulle misure della Fase 2?

L’indice Rt, precisano gli esperti dell’ISS, “è solo uno degli indicatori che servono a definire i provvedimenti da adottare nella Fase 2”, ma non rappresenta necessariamente una condizione per differenziare le misure successive a questa fase.

Il monitoraggio, invece, consente di poter verificare l’efficacia delle misure di controllo del contagio.

Le evidenze sui casi di aprile

Nel corso dell’approfondimento è stato presentato anche uno studio preliminare sulle fonti (ambienti) di infezione condotto dall’ISS su circa 4500 casi notificati tra l’1 e il 23 aprile.

Il dato rispecchia quanto emerso dalle notizie di queste ultime settimane: il 44,1% delle infezioni si è verificato in una RSA, il 24,7% in ambito familiare, il 10,8% in ospedale o ambulatorio e il 4,2% sul luogo di lavoro.

In controtendenza rispetto ai primi dati, invece, il dato dei contagi tra gli over 80: si registra ad aprile una percentuale maggiore nel sesso femminile: nella fascia 80-89 anni i casi femminili rappresentano il 22,5% contro il 17,9 di quelli maschile, mentre dopra i 90 anni la percentuale per le donne è del 15,5% contro il 5,7 degli uomini.

La guida pratica per chi si prende cura degli anziani

A questo proposito, nel corso della conferenza stampa è stata altresì presentata una guida pratica dedicata a chi si prende cura degli anziani, realizzata dal dipartimento di Malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’ISS.

L’opuscolo si rivolge a chi si prende cura degli anziani, familiari o badanti, offrendo indicazioni su come evitare contagi tenuto conto che per accudire un anziano non è possibile mantenere il distanziamento di almeno un metro.

Coronavirus – Guida pratica per chi si prende cura degli anziani

(fonte Ministero della Salute)

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Redazione