Salute e benessere, amore per gli animali e ambiente o semplice curiosità: gli effetti nella tavola del 2020

Pubblicato il Rapporto Eurispes Italia 2020: cambiano le abitudini degli italiani a tavola. Le nuove tendenze.

Pubblicato su Febbraio 02, 2020, 10:45 am
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L’ultimo Rapporto Eurispes, presentato il 30 gennaio, racconta l’Italia del 2020 e, tra i tanti settori su cui l’Istituto di ricerca indaga, il quadro dell’italiano a tavola è certamente indicativo dei nuovi o rinnovati stili di vita.

Un’Italia che cambia anche a tavola? La risposta sembra affermativa.

Lo sguardo va sempre più oltre la confortante certezza della dieta mediterranea, sembra superata anche la tradizionale opposizione tra cucina tradizionale e cucina veg (vegetariana o vegana),  e avanzano le nuove tendenze alimentari.

I numeri del Rapporto Eurispes: ad un passo dal 9% i vegetariani e i vegani

Di fronte alla domanda “è vegetariano?” il 6,7% degli italiani intervistati afferma di esserlo, il 2,2% dichiara invece di essere vegano, mentre il 6,3% dice di non essere più vegetariano.

Rispetto al 2019 e al 2018 sono in aumento sia i vegetariani che i vegani, che insieme  costituiscono l’8,9% della popolazione, superando così il record raggiunto nel 2016  (8%) a cui era seguita una flessione.

italiani sempre più vegetariani e vegani

Le motivazioni della scelta veg? Soprattutto la salute e il benessere (23,2%) e l’amore e il rispetto nei confronti del mondo animale (22,2%), ma la scelta viene fatta anche per mangiare meno e meglio (19,2%) e per filosofia di vita (17,2%); anche  la tutela dell’ambiente fa la sua parte (5%) dopo la semplice curiosità (9,1%).

Una curiosità: sono vegetariani soprattutto i giovani tra i 18 e i 24 anni mentre sono vegani soprattutto le persone tra i 45 e i 64 anni di età.

Le nuove tendenze alimentari

dieta fruttariana tra le nuove tendenze alimentari

Ancora esiguo, secondo le indagini Eurispes, il numero di persone che segue integralmente una dieta crudista (che mantiene invariate le proprietà organolettiche dei cibi, senza ricorrere ad alterazioni  tra cui la stessa cottura, con rispetto della stagionalità) o dieta fruttariana (basata sostanzialmente sulla sola frutta, alimento ritenuto più consono all’apparato digerente umano) o che si dedica alla paleodieta  (che richiama il modo ancestrale di alimentarsi, senza alimenti trasformati e raffinati).

Dai dati è possibile prevedere uno scenario futuro in cui nuovi regimi alimentari allineati anche a scelte filosofiche di vita potrebbero diffondersi tra la popolazione.

Free from & rich in (2020)

Si registra un incremento di intolleranze alimentari, come ad esempio al lattosio o al glutine, che comportano necessariamente una radicale modifica dell’alimentazione personale con eliminazione assoluta di alcuni alimenti dalla dieta.

Secondo l’indagine Eurispes l’aumento dei casi di intolleranze ha contribuito a creare nuove abitudini e nuovi mercati.

Il 18,7% degli italiani interrogati ha un’alimentazione priva di lattosio, il 14,6% mangia cibi senza glutine.

Il 16,3% segue un’alimentazione arricchita regolarmente da integratori, “in cui la presenza di sostanze nutrienti già reperibili all’interno di alcuni alimenti viene incrementata di micronutrienti allo scopo di usufruire di un maggiore benessere o al fine di compensare la perdita di tali concentrazioni durante le trasformazioni e i processi subiti dall’alimento nel corso della sua preparazione”.

Riferendosi ai dati acquisiti nel corso dell’indagine, l’Istituto ha constatato che “ad eliminare più di frequente un alimento dalla dieta sono maggiormente inclini le donne rispetto agli uomini, tanto per il lattosio (20,2% vs 17,1%) quanto per il glutine (16,3%  vs 12,8%).

in aumento i casi di intolleranza al lattosio

Tanto per il glutine quanto per il lattosio, sono le persone soprattutto tra i 35 e 44 anni  ad averne dichiarato l’eliminazione dalla dieta.

Nessuna distinzione tra i due sessi, invece, per l’utilizzo di cibi addizionati con integratori (16,5% per gli uomini e 16,1% per le donne), ma è la fascia tra i 25 e i 34 anni quella che ne dichiara il consumo.

Fonte Eurispes – Rapporto 2020

Redazione