Il 19 marzo in Italia si festeggia, dal 1968, la festa del papà, in concomitanza con la festa di San Giuseppe, il papà putativo di Gesù.
A tavola è il giorno dedicato alla zeppola o al bigné di San Giuseppe, fritto e ripieno di crema.
La tradizione del 19 marzo è molto più antica di quanto si pensi; non lo direste mai ma se ne parla già nell’Antica Roma.
Baccanali, Liberalia e Quinquatria
In prossimità dell’equinozio di primavera nell’Antica Roma, sin dai primissimi tempi, si celebravano riti religiosi, anche propiziatori della buona stagione agricola.
Il 17 marzo era il giorno dei Baccanali sin dal VI sec. a.C., festa dedicata al dio Bacco, durante la quale si era soliti anche bere vino e mangiare frittelle di farina di grano; la festa era chiaramente ispirata ai riti dionisiaci greci, poi soppressa per l’eccessiva licenziosità.
Nel 186 a.C., infatti, ad istanza di Marco Porcio Catone, il senato adottò un provvedimento (Senatus consultum de Bacchanalibus) per scioglierne il culto.
Il rito fu di fatto sostituito, in nome di un dio più “tranquillo”, Liber Pater, il dio italico della fecondità e del vino.
Il 17 marzo divenne il giorno delle feste Liberalia, festa in cui i ragazzi venivano ammessi all’età adulta, secondo un rito che prevedeva di indossare la toga virile abbandonando le vesti da bambino.
Il dio Liber amava il miele e, ci racconta Varrone, durante la Festa venivano distribuiti dolci a base di grano, olio e miele, molto simili ad alcune ricette di zeppole al miele.
Un’altra festa romana, forse, potrebbe meglio allinearsi con l’atmosfera della nostra Festa del Papà.
Alla dea Minerva era dedicata la festa dei Quinquatria, che durava cinque giorni (da cui il nome secondo Ovidio, nell’opera Fasti) proprio a decorrere dal 19 marzo; la festa iniziava proprio al quinto giorno (da cui il nome secondo, invece, Marco Terenzio Varrone, in De lingua latina) dalle Idi di marzo, primo giorno per i Romani di primavera.
Già nell’antica Roma, dunque, il 19 marzo era una festa sacra, dedicata alla dea delle virtù eroiche, della guerra giusta e della saggezza, ma anche protettrice degli artigiani.
Il Medioevo e la Festa di S. Giuseppe
Con il Cristianesimo, poi, irrompe la figura di San Giuseppe, “uomo giusto” e sin dai primi secoli ne ricorre testimonianza.
Nel Medioevo il padre putativo di Gesù rivestiva una grande importanza; sembra che per primi i monaci benedettini nel 1030 consacrarono a lui il giorno del 19 marzo, che la tradizione vuole essere la data della sua morte.
La Festa di San Giuseppe nei secoli a seguire diventava sempre più diffusa (nel 1324 festeggiata dall’Ordine Servi di Maria e dal 1399 dai Francescani) fino alla sua ufficializzazione nel 1621 ad opera del papa Gregorio XV.
I banchetti di San Giuseppe
Proprio nel Medioevo traggono origine due usanze culinarie legate alla solennità del 19 marzo, ispirata alla vita ed ai racconti.
San Giuseppe era considerato il protettore dei poveri, non tanto perché lo fosse (e probabilmente non lo era) ma perché in alcuni frangenti di vita si era trovato in difficoltà e povertà: suo figlio era nato in una stalla e aveva abbandonato tutto per mettere in salvo la famiglia.
Per questo motivo, nel giorno a lui dedicato venivano approntati i “banchetti di San Giuseppe”, tavole imbandite dai signori feudali per consentire ai poveri di poter consumare un pasto sostanzioso; usanza che troviamo anche oggi in alcune località in veste più folcloristica.
Le frittelle di San Giuseppe
Da una leggenda molto in voga nell’800 si rinnova, invece, l’usanza che ritroviamo nei giorni nostri.
Si narrava che San Giuseppe, originariamente carpentiere (téktón.), si sia visto costretto a vendere frittelle in Egitto per mantenere la famiglia.
Da questa leggenda si spiega l’appellativo di San Giuseppe Frittellaro a Roma, che ha ispirato la famosa preghiera di Checco Durante nel 1950 (San Giuseppe frittellaro, tanto bbono e ttanto caro, tu cche ssei così ppotente da ajutà la pora ggente, tutti pieni de speranza te spedimo quest’istanza: fa sparì dda su la tera chi ddesidera la guera…..).
I banchetti di san Giuseppe, dedicati anche ai poveri, si arricchiscono di frittelle dolci ed i mercati e le piazze risuonano degli inviti dei “frittellari”.
A Napoli, invece, la tradizione lega il 19 marzo alla “zeppola” la cui prima ricetta è stata scritta da Ippolito Cavalcanti nel 1837.
Nei secoli e nelle diverse cucine locali, resta sempre la tradizione del dolce fritto, a base di olio e miele originariamente e di crema o ricotta oggi.
Sulla tradizione del Frittellaro a Roma, leggi articolo
La festa del papà
Nel 1871 la Chiesa Cattolica proclamava San Giuseppe protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa universale, ma soltanto quasi un secolo dopo, nel 1968 appunto, il 19 marzo diventa in Italia la Festa del Papà.
L’Italia, peraltro, è uno dei pochi Stati che associa la solennità di San Giuseppe (giorno festivo fino al 1977) alla Festa del Papà, insieme a Spagna, Svizzera e Portogallo.
Nel mondo i giorni dedicati alla Festa del Papà sono attualmente 26.
In molti Paesi – tra cui Grecia, Francia, Regno Unito, India, Messico, Sudafrica,… -, richiamando le origini della prima festa del papà (nel 1908 in West Virginia, Stati Uniti), si festeggia la terza domenica di giugno.
In Bulgaria si festeggia il 26 dicembre, mentre in Austria la seconda domenica di giugno ed in Germania nel giorno dell’Ascensione.
La Corea del Sud festeggia la mamma ed il papà nello stesso giorno, l’8 maggio, mentre i Paesi della penisola scandinava hanno scelto la seconda domenica di novembre.