Chi ha messo le forchette a tavola?

L'evoluzione delle forchette nella storia, dagli antichi Egizi alla Roma imperiale, fino al Rinascimento. Merito di un'alleanza o della praticità?

Pubblicato su Maggio 03, 2020, 6:12 pm
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Girando le pagine di storia si trovano pochi cenni dell’uso delle forchette per mangiare, dato che il principale modo conosciuto era quello di usare le mani.

Lo sapevano bene gli antichi Egizi, nei cui banchetti reali o nobili facevano bella mostra servizi da tavola di altissimo pregio (anche in alabastro) ma mancavano completamente le posate.

Non è stata ritrovata nella terra delle Piramidi alcun arnese o traccia di esso ancorché simile alla forchetta, mentre il coltello era riservato alla sola preparazione delle pietanze.

Le prime forchette per Greci ed Etruschi

Un antenato delle forchette lo troviamo nell’antica Grecia, una sorta di grande forchetta (kreaga) usato durante i sacrifici degli animali.

Una delle cucine più ricche di utensili, pentolame e vasellame è quella etrusca, che quasi affascina qualunque cultore della materia per raffinatezza e ingegno.

Chiunque poggi gli occhi per la prima volta sulla grattugia etrusca (alcuni esemplari nei musei di Chiusi e di Chianciano) non può che sorprendersi per la somiglianza con i più moderni utensili per il formaggio.

Tra gli arredi e corredi non mancano esemplari di forchetta a due punte, certamente utilizzati soltanto per cucina e non per mangiare, dal momento che il cibo veniva servito già in piccole porzioni.

Le forchette nell’antica Roma …

Nell’antica tavola romana regnava invece il coltello, con il quale i commensali si portavano i pezzi di cibo alla bocca; nelle tavole più abbienti l’uso del coltello era riservato ai servi che porzionavano così il cibo, anche perché gli ospiti erano sdraiati.

Era, dunque, molto frequente l’uso delle mani a tavola ed il galateo prevedeva l’uso delle punte delle prime tre dita della mano destra, preferibilmente ricoperte da appositi ditali argentei per non sporcarsi.

In ogni caso nei banchetti romani non mancavano apposite ciotole d’acqua (anche profumata) per lavarsi le mani.

Di questa etichetta ne parla Ovidio, che tramanda anche un’ulteriore regola di bon ton: il cibo non andava guardato ed andava portato alla bocca rapidamente.

Solo più tardi, in età imperiale e precisamente in Oriente, appare a tavola una forchetta ma con due rebbi, simile alle nostre forchettine da aperitivo, o qualche volta tre come le nostre posate da dolce o da pesce.

… fino al Medioevo

Dobbiamo saltare molti capitoli del nostro libro di storia, perché la forchetta la ritroveremo solo nel Medioevo dove il suo utilizzo, peraltro, destò grande scandalo.

Siamo nel periodo dell’alleanza tra Venezia e l’impero bizantino a cavallo dell’anno Mille.

Giovanni, il figlio di Pietro Orseolo II doge del Ducato di Venezia, nel 1003 sposa Maria, la nipote degli imperatori d’Oriente Basilio II e Costantino VIII.

Maria, portatrice delle usanze bizantine, era solita usare una forchetta d’oro a due rebbi (fasinulis aureis atque bidentibus) per portare alla bocca i pezzetti di cibo tagliati dai servitori di sala.

La notizia è salita agli onori della cronaca, destando appunto scandalo e derisione: alcuni associarono l’oggetto al forcone infernale, altri lo denigrarono come uno strumento per schizzinosi introdotto da un’alleanza non sempre apprezzata.

La forchetta nelle tavole rinascimentali

Ma come possiamo tutti immaginare, solo con l’avvento della pasta in Italia, la forchetta diventerà di uso comune: giusta corona per una pietanza regina delle nostre tavole.

Siamo nel Rinascimento e nelle tavole fiorentine la posata dentata non manca, come testimonia lo stesso Botticelli raffigurando il banchetto della novella del Decameron di Boccaccio nella tempera Nastagio degli Onesti.

Probabilmente più come rinnovato simbolo di lusso tra i tanti arredi e tovagliati, piuttosto che come effettivo strumento per mangiare, essendo ancora preferito l’uso garbato delle mani.

Non è un caso, dunque, che da Firenze Caterina de’ Medici, moglie del re di Francia Enrico II, introduca nei banchetti, con la cucina toscana, anche l’uso delle forchette a due o tre rebbi.

Senza troppo successo a dir il vero, dovendo aspettare invece il Re Sole per iniziare a vedere la forchetta a tavola e non soltanto in cucina.

Sembrerà strano, ma la forchetta vide un maggior uso nelle tavole non nobili, tanto che proprio per questo nelle varie Corti si avvertiva un senso di ritrosia verso la posata.

Soltanto nel Settecento la sostanza prevale sull’apparenza e la forchetta conquista un primato nelle tavole, tanto da diventare sinonimo proprio dell’arte del mangiare (“sei una buona forchetta”).

Con il Regno di Ferdinando IV di Borbone, nella seconda metà del Settecento, la forchetta prende definitivamente la forma attuale, a quattro rebbi, utile ad arrotolare gli spaghetti.

Ed oggi?

Oggi esistono diverse forme di forchette, dettate dall’utilizzo o dalla moda: da tavola o da insalata, da pesce o da dessert, da stuzzichini o da crostacei, da portata o da ostriche.

Se state apparecchiando, vi ricordiamo che la forchetta deve essere posizionata a sinistra del piatto.

L’origine del galateo della forchetta

Anche in questo caso, la storia ne spiega le ragioni.

La forchetta nasce per tenere il cibo durante il taglio, e quindi con la sinistra si mantiene fermo il cibo e con la destra si taglia; dunque, forchetta a sinistra e coltello a destra.

Il “primo piatto” nella storia è la zuppa o minestra brodosa; ragione per cui il cucchiaio viene posto a destra più esterno rispetto al coltello perché viene usato per primo.

La terra per antonomasia legata alla cultura del primo piatto è quella bolognese.

Ascoltate il racconto del ristoratore (perché quando illustra il menù è un vero racconto): il primo piatto, tortellini in brodo o tagliatelle al ragù che sia, è sempre “minestra”.

Per saperne di più

A TAVOLA NEL TRECENTO: VIZI, VIRTÙ E CURIOSITÀ DI UN BANCHETTO MEDIEVALE

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