Le linee guida per il rientro al lavoro in sicurezza (Eu-Osha)

Revisione della valutazione dei rischi e piano di azione sulle misure a garanzia della salubrità e sicurezza del lavoro

Pubblicato su Aprile 26, 2020, 4:07 am
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L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha) ha pubblicato le Linee Guida COVID-19: ritorno al posto di lavoro in condizioni di salute e sicurezza.

L’intento è di contribuire ad individuare adeguate misure preventive per la sicurezza e la salubrità del ritorno al lavoro, contribuendo allo stesso tempo a contrastare la trasmissione di COVID-19.

Le linee guida sulla sicurezza del lavoro non sono vincolanti, ma si prefiggono lo scopo di aiutare datori di lavoro e lavoratori a salvaguardia di sicurezza e salute in ​​un ambiente di lavoro che ha necessariamente risentito degli effetti della pandemia di COVID-19.

La finalità del documento in tema di sicurezza del lavoro

I consigli attengono, tra l’altro, alla valutazione del rischio con indicazioni delle misure idonee a

  • minimizzare l’esposizione al COVID-19
    • riprendere il lavoro dopo un periodo di chiusura
    • far fronte a un alto tasso di assenza
    • gestire i lavoratori che lavorano da casa

Il documento riporta anche esempi di misure generali che però, nelle fattispecie specifiche, possono supportare i datori di lavoro a garantire la sicurezza e la salubrità del luogo di lavoro (safe and healthy, concetto ricorrente) alla ripresa delle attività.

I destinatari sono molteplici, con espressa esclusione delle strutture sanitarie, per le quali sono altre le indicazioni specifiche fornite da altre fonti (tra cui il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ECDC e l’OMS).

Nel documento si tiene conto della diversificazione non soltanto tra Paesi, ma anche tra gli stessi settori produttivi i commerciali.

L’andamento del contagio ha imposto misure più o meno restrittive, con adeguamenti e riprese graduali delle diverse attività lavorative, ma è “altamente probabile che alcune misure rimangano in vigore per qualche tempo per evitare un forte aumento dei tassi di infezione”.

Si tiene, altresì, conto della possibilità che un incremento dei contagi possa in futuro richiedere in alcuni casi una reintroduzione di misure restrittive.

L’aggiornamento della valutazione del rischio

Il primo aspetto esaminato dalla Guida è proprio la valutazione del rischio.

L’identificazione e la valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro è il punto di partenza per la gestione della sicurezza e della salute sul lavoro (SSL), e ciò anche nell’ambito delle misure COVID-19.

I datori di lavoro sono tenuti a rivedere la propria valutazione del rischio in caso di modifica del processo di lavoro, prendendo in considerazione tutti i rischi connessi alla situazione attuale, compresi quelli che incidono sulla salute psicofisica.

L’Agenzia ricorda l’importanza del coinvolgimento dei lavoratori e dei loro rappresentanti nella revisione della valutazione dei rischi, avvalendosi se disponibile del consulente di prevenzione dei rischi sul lavoro.

Per una corretta valutazione, è opportuno aggiornarsi sui dati ufficiali forniti dalle autorità pubbliche sulla prevalenza di COVID-19 nella zona del luogo di lavoro.

L’adozione di misure appropriate per la sicurezza del lavoro

Una volta aggiornata la valutazione dei rischi, occorre creare un piano d’azione con le misure appropriate per garantire un luogo di lavoro sano e sicuro.

Le linee guida, a questo proposito, riportano alcuni esempi di questioni relative al Covid-19 da tenere presente.

1) Riduzione al minimo dell’esposizione a COVID-19 al lavoro

Le misure devono prevedere l’eliminazione del rischio di esposizione a COVID-19 sul lavoro o, se non è possibile, quantomeno la riduzione al minimo.

Il piano d’azione può prevedere misure collettive da integrare, se necessario, con misure individuali, come i dispositivi di protezione individuale (DPI).

Di seguito sono riportati alcuni esempi di misure di controllo, tuttavia, non tutti saranno applicabili a tutti i luoghi di lavoro o lavori a causa della loro natura.

Le linee guida indicano alcuni esempi pratici di misure, non sempre applicabili nei vari settori o nei vari luoghi.

Ne indichiamo alcuni:

  • Effettuare solo lavori essenziali, rimandando alcuni lavori a quando il rischio è inferiore. Prediligere il lavoro in remoto e limitare la presenza solo dei lavoratori essenziali riducendo al minimo la presenza di terzi;
  • Ridurre, per quanto possibile, il contatto fisico tra i lavoratori, anche durante le riunioni o le pause. Isolare i lavoratori che possono svolgere i propri compiti da soli, anche spostandoli in un ufficio di riserva, in una stanza del personale, in una mensa o in una sala riunioni;
    • Garantire il telelavoro soprattutto al personale più vulnerabile (anziani, in gravidanza o affetti da patologie croniche); adottare politiche in materia di congedo flessibile e lavoro a distanza;
  • Eliminare, e se non è possibile limitare, l’interazione fisica con e tra i clienti; prediligere gli ordini online o telefonici, garantendo comunque il distanziamento sociale anche all’esterno dei locali. Prediligere dunque il ritiro o la consegna delle merci al di fuori dei locali, consegnando ai conducenti adeguato gel igienizzante e salviette;
  • Posizionare una barriera (schermi di plexiglas ad esempio) tra i lavoratori, che non costituisca nuovo rischio (e che quindi non sia causa di cadute ad esempio) soprattutto se non sono in grado di mantenere una distanza di due metri l’uno dall’altro;
    • Se non è possibile utilizzare una barriera, è necessario creare uno spazio aggiuntivo tra i lavoratori, garantendo, ad esempio, che abbiano almeno due banchi vuoti su entrambi i lati;
    • Se il contatto ravvicinato è inevitabile, deve essere mantenuto per meno di 15 minuti;
  • Ridurre i contatti tra le persone all’inizio e alla fine dei turni, organizzando anche i tempi delle pause pranzo. Regolamentare l’accesso ai bagni e spogliatoi affinché entri una persona per volta (anche posizionando un cartello di avviso di presenza). Organizzare i turni tenendo conto delle attività di pulizia e sanificazione;
  • Fornire acqua e sapone o idoneo disinfettante per le mani in luoghi idonei e consigliare ai lavoratori di lavarsi le mani frequentemente. Pulire frequentemente i locali, in particolare banconi, maniglie delle porte, strumenti e altre superfici che le persone toccano spesso;
  • Evita un carico di lavoro eccessivo per il personale addetto alle pulizie adottando misure adeguate. Fornire ai lavoratori fazzolettini e pattumiere rivestiti con un sacchetto di plastica in modo che possano essere svuotati senza contattare il contenuto;
  • Fornire tutti i DPI necessari in caso di contagio, formando sull’uso corretto dei dispositivi e verificando l’uso corretto di mascherine e guanti. L’Agenzia ha già fornito una Guida con le indicazioni da seguire sul posto di lavoro durante l’epidemia, indicando anche le misure specifiche in caso di sintomi e contagi (COVID-19: guidance for the workplace);
  • Attuare politiche in materia di congedo flessibile e lavoro a distanza per limitare la presenza sul luogo di lavoro.

Guida sulle mascherine

Già nella Guida COVID-19: guidance for the workplace , l’Agenzia ha descritto le modalità corrette di utilizzo delle mascherine.

L’uso delle stesse può essere preso in considerazione quando si lavora in spazi chiusi con altre persone o quando non è possibile mantenere una distanza di sicurezza da altre persone.

Le mascherine “dovrebbero essere considerate solo come una misura complementare e non in sostituzione di pratiche preventive consolidate, come il distanziamento fisico, il fazzoletto per la tosse e gli starnuti, l’igiene delle mani ed evitare il contatto con il viso“.

È essenziale che i lavoratori utilizzino correttamente le mascherine per renderle efficaci e sicure, secondo le istruzioni fornite:

  •  si devono adattare correttamente, coprendo completamente il viso dal ponte del naso al mento;
  •  pulire le mani correttamente prima di indossare o togliere la maschera;
  •  toccare l’elastico sul retro della maschera facciale per rimuoverla, non sul davanti.

La regola generale viene ribadita: “il modo migliore per ridurre qualsiasi rischio di infezione è una buona igiene ed evitare il contatto diretto o stretto (più vicino di 2 metri) con qualsiasi persona potenzialmente infetta”.

2. Ripresa del lavoro dopo un periodo di chiusura

Nel caso in cui l’attività sia stata sospesa per le misure di contenimento COVID-19, le linee guida evidenziano la necessità di predisporre un piano per la ripresa del lavoro che tenga conto della salute e della sicurezza.

I punti salenti del piano secondo il documento:

  • Aggiornare la valutazione del rischio facendo riferimento alla guida COVID-19: guidance for the workplace;
  • Effettuare adattamenti alla struttura ed all’organizzazione del lavoro per ridurre il rischio di trasmissione di COVID-19 prima di riprendere l’attività, valutando anche una ripresa graduale. Informare i lavoratori delle modifiche e delle nuove procedure, fornendo adeguata formazione;
  • Contattare il servizio di medicina del lavoro e il consulente in materia di salute e sicurezza per discutere con loro del piano;
  • Prestare particolare attenzione ai lavoratori ad alto rischio, proteggendo i più vulnerabili;
  • Valutare se attuare un sostegno per i lavoratori che potrebbero soffrire di ansia o stress. I lavoratori, se ne deve tener conto, potrebbero aver attraversato eventi traumatici come la malattia grave o la morte di un parente o di un amico, o avere difficoltà finanziarie o problemi con le loro relazioni personali.
    Fornire, dunque, ai lavoratori informazioni su fonti di supporto e consulenza disponibili al pubblico.

3. Far fronte a un alto tasso di assenza

Il datore di lavoro deve prevedere che per motivi di salute propri o di un familiare, i lavoratori potrebbero essere assenti, anche per periodi lunghi.

È necessario, dunque, mantenere il carico di lavoro aggiuntivo il più basso possibile, assicurandosi che non duri troppo a lungo.

Per garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro, sarà necessario rispettare le regole e gli accordi sull’orario di lavoro e sui periodi di riposo.

4. Gestire i lavoratori che lavorano da casa

Nell’ambito delle misure di allontanamento fisico adottate nella maggior parte degli Stati membri, si è fatto ricorso al telelavoro / smart working. Per moltissimi lavoratori, sicuramente la maggior parte, è stata la prima esperienza di lavoro da casa.

L’Agenzia, che già aveva fornito indicazioni sul lavoro a casa (“Suggerimenti pratici per rendere il telelavoro a domicilio il più sano, sicuro ed efficace possibile”) indica alcuni suggerimenti per ridurre al minimo i rischi per i lavoratori che non sono stati in grado di predisporre correttamente il posto di lavoro a casa:

  • Effettuare una valutazione del rischio coinvolgendo i lavoratori che telelavorano e i loro rappresentanti;
  • Consentire ai lavoratori di portare temporaneamente gli strumenti di lavoro a casa, previo inventario;
  • Fornire ai telelavoratori una guida sull’installazione di una postazione di lavoro a casa che garantisca, per quanto possibile, una buona ergonomia, come una buona postura e movimenti frequenti;
  • Incoraggiare i lavoratori a effettuare pause regolari (circa ogni 30 minuti) per alzarsi e muoversi;
  • Fornire supporto ai telelavoratori nell’uso delle applicazioni telematiche garantendo che vi sia una buona comunicazione tra i vari livelli, anche con chi lavora da casa (riunioni online programmate, riunioni di “caffè virtuale”);
  • Aiutare i lavoratori a stabilire limiti salutari tra lavoro e tempo libero.

5. Coinvolgere i lavoratori

La premessa dell’Agenzia non lascia adito a dubbi: “la partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti alla gestione della SSL è una chiave per il successo e un obbligo legale”.

Ciò vale anche in relazione alle misure nei luoghi di lavoro in relazione a COVID-19; un momento in cui gli eventi si sviluppano con estrema rapidità ed imprevedibilità, generando un alto livello di incertezza e ansia tra i lavoratori e la popolazione in generale.

6. Cura dei lavoratori che sono stati malati

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, circa una persona su sei che soffre di COVID-19 si ammala gravemente e sviluppa difficoltà respiratorie.

Le persone che si sono ammalate gravemente possono richiedere un’attenzione particolare anche dopo essere state dichiarate idonee al lavoro. Potrebbero, infatti, soffrire di ridotta capacità polmonare, oppure di debolezza muscolare, soprattutto in caso di ricovero in terapia intensiva.

Non trascurabile, a tal proposito, la sindrome da terapia intensiva post (PICS), paragonabile a un disturbo post traumatico da stress, oppure una difficoltà con memoria e concentrazione.

I dati dimostrano che un quarto o un terzo di coloro che sono in terapia intensiva possono sviluppare problemi, indipendentemente dalla loro età, e circa la metà dei pazienti ha bisogno di un anno per riprendere il lavoro e fino a un terzo potrebbe non tornare proprio.

Il medico del lavoratore e il servizio di medicina del lavoro dovrebbero consigliare le modalità e i tempi del rientro al lavoro dei guariti. Se non si dispone di un servizio di medicina del lavoro, è importante che questi problemi siano affrontati con sensibilità e rispetto della riservatezza dei lavoratori.

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COVID-19: Back to the workplace – Adapting workplaces and protecting workers – (fonte Eu-Osha)

Redazione