Si é parlato tanto di Marte in questo mese di febbraio; resteranno indelebili nella nostra memoria le prime immagini dal Pianeta rosso trasmesse da Perseverance nel primo ammartaggio della storia.
Torniamo indietro di circa 2.700 anni.
Roma è stata appena fondata ed il fondatore nonché primo re, Romolo, secondo la leggenda era proprio il figlio di Marte, il dio della guerra.
In suo onore, Romolo istituì la festività delle Equirria e la prima data cadeva proprio il 27 febbraio (la seconda il 14 marzo).
Questo narra la leggenda, ma di certo nell’antica Roma il 27 febbraio, alla vigilia di marzo, primo mese dell’anno e dedicato proprio al dio della guerra e dell’agricoltura, si onorava Marte con le corse dei cavalli (equicurria) nei pressi di Campo Marzio.
Con il rito gli antichi Romani inauguravano la stagione delle campagne militari che si sarebbe conclusa il successivo 15 ottobre.
Il pianeta Marte nell’antichità
Già all’epoca il pianeta rosso, uno dei cinque visibili ad occhio nudo dalla Terra, era dedicato ad Ares per i Greci e a Marte per i Romani, proprio in ragione del bagliore “di fuoco” che emanava.
Uno dei più antichi osservatori di Marte fu proprio il filosofo greco Aristotele, autore del De Coelo, il trattato di cosmologia del 350 a.C. in quattro libri, opera in cui Marte era collocato intorno ad una delle sfere che circondavano la Terra, prima di Giove e Saturno.
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Marte, il colore rosso e gli scudi
Il pianeta rosso, dunque, ben si sposava anche con il rosso delle tuniche dei Salii, gli antichi sacerdoti romani che sin dai tempi di Numa Pompilio, sotto la protezione di Marte, vigilavano sugli Ancilia, i dodici scudi sacri.
Proprio lo scudo, insieme alla lancia, è riportato in forma stilizzata nel simbolo astronomico del pianeta Marte.
Uno degli scudi, narra Plutarco, era caduto dal cielo per proteggere i Romani da una pestilenza ad esaudire le preghiere di Numa Pompilio; gli altri undici scudi erano copie che il re fece costruire da Veturio Mamurio come misura dissuasiva per confondere eventuali ladri.
Nel mese di marzo, all’indomani delle Equirria, i sacerdoti celebravano l’inizio della stagione della guerra portando in processione gli Ancilia.
Durante la processione i sacerdoti Salii (dal latino salire, ovvero saltare), rinnovando il ringraziamento per la fine della pestilenza, si muovevano cantando (nel carmen si ringraziava anche Veturio Mamurio) ed eseguendo una danza molto ritmata, in cui a ogni tre passi seguiva un salto, probabilmente a ricordare l’intercedere di Fauno, discendente di Marte.
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La coena saliaris
Al termine della processione, veniva organizzato dai sacerdoti Salii in onore a Marte un ricco banchetto, decisamente lussuoso in pietanze e quantità.
Il banchetto veniva chiamato, proprio dal nome dei sacerdoti, Coena saliaris, termine che diventò presto un modo per denominare proprio le cene lussuose.
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