La tradizione vuole che sia stato proprio Romolo, il fondatore, nel 753 a.C. ad istituire il primo calendario dell’antica Roma: il “calendario romano”.
E iniziava proprio con il mese di Marzo, il risveglio della natura, l’inizio della preparazione dei terreni.
La luna segnava lo scandire del tempo per il primo re di Roma, ma ciò non era insolito per gli Antichi, i quali alle fasi della luna ispiravano agricoltura e pensiero.
Il calendario di Romolo era, quindi, lunare, iniziava con il mese dedicato al padre dio Marte ed il giorno più importante coincideva proprio con la luna piena di Marzo, il 15 marzo.
I mesi erano dieci, da Marzo a Dicembre con lo stesso numero di giorni attuale (30 o 31) ad eccezione di Agosto (all’epoca “sextilis”, dato che solo all’imperatore Augusto si deve l’attuale nome) e Dicembre che contavano soltanto 30 giorni.
Si comprende, quindi, l’anomalia dell’attuale calendario, che conserva gli originari nomi anche per gli ultimi quattro mesi dell’anno non più “in sincrono”: Settembre ora è il nono mese e non più il settimo, Ottobre non è ottavo, ma il decimo ed anche Novembre e Dicembre oggi sono a “più due”.
Un calendario dedicato a chi proteggeva l’agricoltura
Se dal sesto mese in poi il nome del mese richiamava il numero progressivo, i primi quattro mesi erano intitolati alle divinità “protettrici” …diremmo oggi.. del settore agroalimentare:
- Marzo, il primo mese, dedicato a Marte, dio della guerra, ma per i romani più arcaici anche del tuono e della pioggia nonché della vegetazione;
- Aprile rivolto ad Afrodite, per i Romani Venere, dea dell’amore e della primavera (secondo alcune teorie il termine però deriva da aperire, schiudere);
- Maggio dedicato all’antica dea Pleiade Maia, madre di Ermes il messaggero degli Dei protettrice della fecondità e del risveglio della natura (sapete che il nome del maiale deriva da lei? La scrofa gravida era il “suo” animale);
- Giugno a Giunone, sposa di Giove e dea della maternità e della procreazione, ma anche protettrice degli animali.
I due mesi in più, quelli che hanno poi disallineato i mesi da Settembre in poi, si devono al successore di Romolo, Numa Pompilio.
Nel 713 a.C. Numa Pompilio aggiungeva al calendario i mesi di Gennaio (di 29 giorni) e Febbraio (28 giorni), gli ultimi due mesi dell’anno secondo l’antico calendario romano (Tito Livio, Ab urbe condita), portando a 29 giorni altri sei mesi (Aprile, Giugno, Agosto, Settembre, Novembre e Dicembre).
A lui viene assegnata la “reale” paternità del calendario romano.
Per concludere sull’etimologia dei mesi, Gennaio deve il suo nome al dio bifronte Giano (passato e futuro) e Febbraio agli dei della purificazione, essendo il mese dedito ai rituali (Februus per gli Etruschi e Febris per i Romani).
Marzo, dunque, anche per Numa Pompilio restava il primo mese, e da lì per diversi secoli.
Anno lunare distante dall’anno solare?
La risposta è affermativa, e per questo arrivava in soccorso il tredicesimo mese.
Si era ben compreso che le fasi della luna non corrispondevano all’anno solare, per cui gli antichi Romani ogni tanto inserivano un mese in più, Mensis intercalaris o Mercedonio di 27 o 28 giorni (22 giorni o 23 – in alternanza tra loro – oltre ai 5 di Febbraio “assorbiti”).
Intercalaris, infatti, si chiamava così proprio perché veniva inserito tra Febbraio e Marzo, assorbendo però una parte del primo che in quell’anno durava così 23 giorni.
Era il Pontefice Massimo a decidere quando inserire il Mercedonio e la storia racconta che di fatto la scelta veniva effettuata ad anni alterni.
Il Calendario Giuliano: Marzo diventa terzo
Con i secoli il calendario romano non corrispondeva più all’effettivo calendario solare, nonostante i due mesi di Numa Pompilio.
Ce lo riporta Svetonio, che denunciava l’eccessivo uso del Mercedonio, per cui neque messium feriae aestate neque uindemiarum autumno conpeterent: la mietitura non cadeva più in estate e la vendemmia non più in autunno! (Svetonio, Svetonio – De vita Caesarum, Divus Iulius).
È Giulio Cesare a ridefinire, per queste ragioni, il calendario affidando l’incarico a Sosigene: con il calendario giuliano Marzo perdeva il primato.
Chi era Sosigene? Era uno stimato astronomo egizio ricordato da Plinio il Vecchio (Naturalis historia) il quale riferisce quello che oggi sarebbe definito un gossip: fu proprio Cleopatra a presentare Sosigene a Cesare.
Quando il giorno di Capodanno diventa il primo gennaio
Da Giulio Cesare quindi, e per opera di Sosigene, il calendario inizia con il primo giorno di Gennaio con un sistema di 3 anni ordinari ed un anno bisestile di 366 giorni.
In realtà già dal 153 a.C. i Romani iniziavano a far coincidere l’inizio dell’anno con il primo Gennaio, per sopperire all’esigenza del console Quinto Fulvio Nobiliore di anticipare a Gennaio la propria carica (i consoli venivano eletti a Dicembre ma entravano in carica all’inizio dell’anno, cioè a Marzo).
Svetonio ci tramanda un’altra circostanza che avrebbe cambiato il nostro calendario.
Se Luglio prende il nome poi proprio da Giulio Cesare, abbiamo “rischiato” che ad Augusto fosse dedicato il mese di Settembre: l’imperatore Augusto avrebbe potuto intitolare a sé il mese di Settembre in quanto proprio mese natale (che quindi si sarebbe chiamato Agosto), ma preferì il mese sesto in onore al primo consolato e a importanti vittorie (“Sextilem mensem e suo cognomine nuncupavit magis quam Septembrem quo erat natus, quod hoc sibi et primus consulatus et insignes victoriae optigissent”, Svetonio – De vita Caesarum, Divus Augustus).
More veneto: e Marzo torna alla ribalta.
Ma allora con Quinto Fulvio Nobiliore e Giulio Cesare marzo è stato declassato a terzo mese definitivamente?
La risposta questa volta è negativa.
La storia corre ed il calendario pure.
Nel Medioevo si moltiplicavano territorialmente “stili di datazione” diversi, pur mantenendo di massima il calendario giuliano prima che il calendario gregoriano ridefinisse lo scorrere dei giorni.
Il calendario vigente nell’antica Repubblica di Venezia fino al 1797 riproponeva sostanzialmente lo schema di Numa Pompilio.
L’anno iniziava il giorno 1 marzo, Capodanno veneto, festività ufficiale della Serenissima.
Proprio perché Venezia ha difeso il proprio calendario, non introducendo il calendario gregoriano (tuttora calendario solare ufficiale, introdotto nel 1582), le date dei documenti riportavano la dicitura more veneto, ovvero secondo il costume dei veneti.
Su Apicio e la tradizione delle ortiche di primavera, leggi articolo