In primo piano
Quando arriva il Carnevale, e comunque per tutta la fascia temporale che inizia dopo l’Epifania e si conclude con l’ultima settimana di Quaresima nella tradizione cristiana, viene un gran pullulare di specialità dolciarie, di cui mi preme ricordare in particolare i cenci di svariate versioni, frittelle, zeppole, bomboloni, bugie, chiacchiere, castagnole e chi più ne ha più ne metta, tutte accomunate da una grande bontà e soprattutto fondate sulla frittura.
Viene spontanea una domanda: quanto si può abusare di questa tipologia di specialità dolciaria senza avere una ricaduta a livello salutistico?
Infatti, è luogo comune sentire discorsi da parte di medici o nutrizionisti, o comunque addetti del settore, e più recepiti dal pubblico generale – in cui viene demonizzata la frittura, addicendo a questo metodo di cottura ragioni per cui essa ingrassa, fa male al fegato e altera i valori dei grassi nel sangue, colesterolo in particolare.
Ma le cose stanno così veramente?
Considerando la questione da un’ottica generale, la frittura, se fatta a dovere, è un metodo di cottura che può e deve far parte di una dieta sana; preserva infatti le proprietà nutrizionali dell’alimento, possiede un alto potere saziante, ha un contenuto moderato di calorie (in funzione però di ciò che si va a friggere), migliora e stimola le funzioni depurative del fegato, e in ultima analisi, è molto gratificante sia al palato che a livello psicologico, anche perché il fritto dona…