Ed ecco arrivare aprile.
Il primo aprile è noto per la tradizione del “pesce d’aprile”; è il giorno dello scherzo, o meglio della finzione, quando viene data come vera una notizia inventata.
Detta così potremmo ritenerla la giornata mondiale delle Fake news.
In effetti, guardando le origini, contrariamente a tante tradizioni non si trovano riscontri storici, per cui il giorno stesso è un impasto tra realtà, finzione e leggenda.
Cleopatra: il primo pesce d’aprile?
Una leggenda attribuisce il primo pesce d’aprile a Cleopatra, che proprio in questo giorno avrebbe “barato” in una gara di pesca con Antonio attribuendosi la vincita con un pesce finto rivestito di coccodrillo.
La ricostruzione sul pesce di aprile, però, non trova alcun riscontro storiografico, per cui si ritiene che possa essere frutto a sua volta di qualche fantasioso racconto.
A dir il vero Plutarco racconta nelle sue Vite parallele un aneddoto simile, in virtù del quale Cleopatra avrebbe scoperto l’inganno di Antonio che pescava pesci in realtà già pescati ed attaccati all’amo da alcuni pescatori subacquei.
Il giorno seguente Cleopatra fece attaccare alla sua lenza un pesce addirittura affumicato per fargli comprendere scherzosamente di aver scoperto tutto.
Nel racconto di Plutarco, però, non troviamo alcun riferimento alla stagione e tantomeno al giorno.
Il calendario gregoriano
Passiamo oltre, nella ricerca di qualcosa che leghi la tradizione dello scherzo proprio al primo aprile ed al pesce.
Ci ritroviamo, dunque, nella Francia del XVI secolo, quando con un decreto il Re dispose il passaggio dal calendario giuliano al calendario romano, stabilendo nel giorno del primo gennaio il Capodanno, fino ad allora coincidente con la fine di marzo ed il primo aprile.
Gran parte del popolo, però, continuò a festeggiare secondo la vecchia data, scambiandosi auguri e pacchi regalo; i più goliardici iniziarono, però, a donare pacchi vuoti, con all’interno un biglietto con scritto “Poisson d’avril”, pesce d’aprile.
Si ritiene che la scelta del pesce si riferisca alla portata principale del menù di Capodanno, ma più probabilmente la figura richiama colui che “abbocca all’amo”.
La città italiana che per prima fece propria la tradizione della burla d’aprile è stata la vicina (in senso marittimo) Genova, che ancora oggi vanta i pesci d’aprile più fantasiosi e credibili (dalla fuga di scorpioni dal Museo di storia naturale fino al manifesto sul reddito di cittadinanza per tutti).
Nel Regno Unito, il primo aprile viene chiamato “April fool’s day”, ed il richiamo al “Fool”, non solo matto ma anche giullare medievale, potrebbe richiamare qualche origine che però è andata persa.
E se tutto fosse nato nell’Antica Roma?
Chissà perché, ma quando cerchiamo le origini di qualche tradizione andiamo a sfogliare i testi latini.
Semel in anno licet insanire (Una volta all’anno è lecito far follie) è un’espressione frequente, richiamata da Seneca ma anche da Sant’Agostino.
Solo che non va bene al caso nostro; rilanciata nel Medioevo, ci si riferisce al periodo carnevalesco.
Ed ecco che troviamo, invece, i Veneralia, una festa dedicata alla dea Venere (la Venere Verticordia, che apre i cuori) che si celebrava proprio il primo aprile nell’anniversario della costruzione del tempio a lei dedicato (114 a.C.).
Ovidio racconta il rito della Festa: le donne si recavano al tempio per lavare la statua di Venere, per poi rivestirla e adornarla di rose novelle.
Successivamente, le donne si lavavano ed adornavano di mirto e quelle più umili offrivano incenso a Fortuna Virile, per ottenere dalla divinità la grazia della bellezza in spregio dei propri difetti fisici.
La cerimonia terminava con una bevanda a base di latte mescolato a papavero e miele (cocetum), in ricordo della bevanda bevuta dalla dea nel giorno dello sposalizio con Vulcano.
Il primo aprile era il giorno in cui le donne chiedevano alla divinità di farsi vedere belle anche se questo era diverso dalla realtà…
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